Continua il processo a Anupama Ram Mohan, la dottoressa accusata di aver causato la morte di un bambino appena nato subito dopo aver aiutato la madre a darlo alla luce. I fatti risalgono al 2012, quando Anupama era di servizio presso il John Radcliffe Hospital di Oxford, Inghilterra.
Anupama aveva studiato medicina in India, per poi lavorare in Oman. Tuttavia alla dottoressa è bastato trascorrere soltanto 4 mesi presso l’ospedale inglese in qualità di specialista in ginecologia ed ostetricia, per rimediare un’accusa incredibilmente grave: quella di aver causato la morte di un bambino per la propria negligenza.
Durante il tragico episodio, la dottoressa aveva trovato difficoltà nell’estrarre il piccolo dal ventre materno. Harry Page, questo il nome del nascituro, era uno dei due gemelli che Viky Page stava dando alla luce nell’ospedale di Oxford, supportata dal marito Owen che aveva insistito per starle accanto.
Ollie Page era nata senza alcun genere di complicazione attorno all’una di notte grazie all’intervento di un’ostetrica che si era avvalsa di un forcipe. Ma quando si è trattato di dover far nascere il fratellino Harry, era nel frattempo subentrata la dottoressa Anupama Ram Mohan. Proprio allora sono iniziati i i problemi.
Era chiaro sin dall’inizio che il bambino aveva difficoltà ad uscire, ma anziché procedere con delicatezza, la dottoressa ha iniziato a strattonarlo sollevandogli le gambe sino al ventre della madre, mentre la sua testa era ancora incastrata all’interno. “Harry è stato strattonato come fosse un bambolotto, continuava a tirarlo su e giù” ha testimoniato il padre del piccolo.
Owen Page ha riferito alla corte del tribunale di Manchester che la dottoressa Mohan “Stava digrignando i denti per lo sforzo mentre strattonava mio figlio, nel tentativo di estrarlo da mia moglie […] Pensavo che gli avrebbe spezzato il collo“.
Così non è stato, ma il piccolo Harry ha sofferto di un grave trauma che gli ha provocato un’emorragia cerebrale fatale. Il bambino è morto 24 ore dopo la nascita, ed i coniugi hanno fatto causa all’ospedale per i “metodi killer” della dottoressa indiana. Sebbene la dottoressa Mohan continui a dichiararsi innocente, è stato provato in tribunale che la donna abbia falsificato la documentazione ed omesso di richiedere le medicazioni appropriate per il piccolo, nel tentativo di depistare le indagini e non attirare sospetti.