Ha sollevato un vero e proprio vespaio mediatico il matrimonio di Kheda Goilabieva, 17enne costretta a sposarsi contro la propria volontà a Grozny, in Cecenia. La ragazza è stata infatti data in sposa a Nazhud Gucigov, capo della polizia cecena, ma soprattutto amico intimo del discusso dittatore Ramzan Kadyrov. Secondo la stampa locale, si tratterebbe solo dell’ennesimo capriccio avallato da Kadyrov, e la stessa unione tra Kheda e Nazhud (più vecchio della ragazzina di quasi trent’anni, peraltro) sarebbe inoltre illegale.
Il capo della polizia risulta infatti essere già sposato (con figli), e la legge cecena non prevede la possibilità di contrarre più matrimoni: la poligamia sarebbe severamente vietata. Ma in questo caso il condizionale è d’obbligo, visti i risultati della sua mancata applicazione, ed il fatto che la legge in questi casi venga spesso infranta. La vicenda ricalca i contorni di molte tragedie già vissute in passato, anche nel nostro Paese: il capo della polizia si è presentato davanti alla famiglia della ragazza, pronunciando poche, efficacissime parole: “Consegnatemi Kheda, o ve ne pentirete”.
A quel punto, la giovane ed i suoi familiari non hanno potuto fare altro che cedere alle insistenze di Nazhud, 46 anni: mettersi contro di lui, sarebbe significato mettersi contro l’intero governo. Già, perché non c’erano solo gli esponenti della polizia nazionale presenti alla cerimonia, ma la crema della crema dei vertici politici del Paese. Tra questi ultimi ad esempio, ha partecipato ai festeggiamenti per il matrimonio anche lo stesso Presidente ceceno Kadyrov, amico dello sposo e luogotenente di Vladimir Putin nel Caucaso.
In realtà, c’era chi aveva provato ad opporsi coraggiosamente a quest’ennesimo esempio di violenza proveniente dalla Cecenia: il suo nome è Elena Milashina, ed è una nota giornalista del quotidiano Novaia Gazeta, particolarmente attiva per quel che riguarda le denunce riguardo alle infrazioni dei diritti civili fondamentali. La Milashina, forte del suo immenso coraggio, ha voluto raccontare la vera storia di Kheda, sposata a 17 anni con un uomo più vecchio di 29 contro la sua volontà. Per tutta risposta, le è stata inviata a casa una pattuglia della polizia cecena, ed anche a lei è stata destinata solamente una manciata di parole: “Sei osservata speciale”.
Anche in questo caso, la destinataria del messaggio non ha avuto bisogno d’altro: è scappata dalla Cecenia prima che accadesse il peggio. In tutto il Paese sono fioccate proteste provenienti da associazioni umanitarie, ma anche da molte donne che hanno espresso in rete il proprio dissenso. La replica del Presidente-Dittatore Ramzan Kadyrov si commenta da sola: “Comportatevi da ceceni, l’onore della famiglia è la cosa più importante. Uomini, tenete le vostre mogli lontane da WhatsApp”.
Incredibili anche i commenti di Kheda Saratova e Pavel Astakhov, rispettivamente membro del Consiglio dei Diritti Umani della Repubblica caucasica, e difensore dei diritti dei minori in Cecenia: la prima ha rivolto “I migliori auguri agli sposini”, mentre il secondo ha giustificato così l’intera vicenda: “Emancipazione e maturità sessuale nel Caucaso arrivano prima”. Peccato che in questo caso non è di maturità sessuale che si stia parlando, ma di una ragazza costretta a sposarsi sotto minaccia di morte, per sé e per i familiari, avallata direttamente dal capo dello Stato.