In un Paese dove le vittime di abusi sessuali possono assurdamente finire in tribunale o per prostituzione o con l’accusa di omosessualità, ora pare si faccia un passo avanti verso la civiltà con l’introduzione di una legge che sancisce essere un reato penale lo sfruttamento dei “ragazzi-giocattolo” con pene che andranno dai sette anni di carcere fino alla condanna a morte per violenza sessuale.
Nessuno finora ha avuto il coraggio di opporsi a questa pratica perchè è sempre stata considerata un simbolo di autorità e di benessere tant’è che i ragazzi, vestiti da femmine con il trucco e le campanelle ai piedi, ed utilizzati come ballerini alle feste private e poi sfruttati sessualmente, sono si proprietà di comandanti di polizia, di signori della guerra,di vari membri dell’elite afghana.
In Afghanistan è un vero e proprio business e molti uomini adulti tengono i loro “Bacha bazi” come un trofeo, come fossero un autentico status symbol. I bambini che vengono adescati per strada, rapiti o comprati -approfittando della povertà cronica delle famiglie-, al compimento dei 18 anni vengono poi liberati, ma è una libertà fasulla che dopo anni di violenze orribili non può che portare esclusione sociale e discriminazione nelle loro fragili vite.
Inoltre, troppo spesso nessuno di questi bambini denuncia i suoi aggressori perché, oltre alle violenze già subite, rischiano di essere accusati di omosessualità e prostituzione (considerati entrambi reati in Afghanistan).
Nel documentario “The dancing boy of Afghanistan” del 2010, il giornalista Najibullah Quraishi aveva già denunciato abbondantemente questa realtà disgustosa.
Se, davvero, dal prossimo mese dovesse essere introdotto il reato nel codice penale, sarebbe un traguardo non di poco conto visto che ad essere coinvolti sono soprattutto personaggi potenti a vario titolo. Lo sarebbe ancor più perchè per i Bacha uscire allo scoperto e denunciare non significherà più poter essere accusati di essere omosessuali e quindi punibili dalla legge.