Alla fine del video di James Foley, che era stato rilasciato dall’Isis (Stato islamico dell’Iraq e della Siria) poche settimane fa e aveva fatto il giro del mondo, i terroristi siriani avevano minacciato l’America di uccidere un altro dei suoi figli, se gli attacchi dei raid aerei non fossero cessati sul fronte iracheno. Questo secondo uomo che compare nel nuovo video è il reporter Steven Sotloff che, stando a quanto è stato diffuso dal giornale New York Times, sarebbe stato decapitato in Siria (lo testimonia il panorama di sfondo nel filmato) dagli stessi assassini di Foley.
Tuttavia, non è stata ancora confermata l’autenticità del video, poiché la Casa Bianca al momento ha espresso la sua impossibilità nel verificare le voci rilasciate dal New York Times. I familiari della presunta vittima avevano già aperto una petizione sul sito ufficiale della Casa Bianca, chiedendo, quasi implorando, l’aiuto del presidente per salvare la vita del figlio. La settimana scorsa la madre aveva inoltre coraggiosamente deciso di rivolgersi direttamente ai carcerieri di Sotloff. Una mossa che forse potrebbe rivelarsi inutile.
Ma non è tutto; secondo il SITE Intelligence Group, anche alla fine di questo straziante video comparirebbe un ennesimo ostaggio dell’Isis, il britannico David Cawthorne Haines.
Charlie Cooper, ricercatore alla Quilliam Foundation di Londra, afferma: “L’egemonia dell’Isis è estremamente preoccupante. Negli ultimi tempi questo gruppo è riuscito ad assicurarsi un immenso arsenale e un notevole potere finanziario, così come un vasto territorio. Questo significa che abbiamo a che fare più con uno Stato di riferimento, che con un gruppo terroristico. L’Isis è andato molto oltre rispetto a quello che ha rappresentato al Qaeda, anche nei suoi periodi di maggior forza. È molto più potente ed influente. In questi giorni si sentono spesso due definizioni dell’Isis: ‘collegato ad al Qaeda’ e ‘affiliato ad al Qaeda’, sono ingannevoli, bisogna andare oltre. L’esercito iracheno ha messo in atto una difesa molto debole. Gli ufficiali più esperti sono fuggiti da Mosul non appena hanno sentito dell’offensiva dell’Isis. Questo ha significato che, con l’esercito in ritirata, l’Isis ha potuto espandersi rapidamente all’interno del Paese. Non è una strategia nuova. Gli osservatori ritengono, e io con loro, che il gruppo abbia pianificato questa strategia per molti mesi, se non addirittura anni. E qui emerge un’altra differenza fondamentale tra al Qaeda e Isis. Mentre il leader di al Qaida, al Zawahiri, se ne sta tranquillo in un rifugio sicuro, quello dell’Isis Abu Bakr al Baghdadi è molto attivo: è riuscito a prendere il controllo di quasi un terzo dell’Iraq e di una parte della Siria, ammassando una fortuna che può competere con quella di un piccolo stato e ha requisito armi americane per milioni di dollari”.