Tassisti si lamentano di Uber. Ma poi truffano i clienti

Continua la polemica sulla casta dei tassisti: si rivoltano contro Uber perché non vogliono affrontare la concorrenza, ma nel frattempo continuano a truffare anche i colleghi. Ecco l'ultimo caso.

Tassisti si lamentano di Uber. Ma poi truffano i clienti

Continuano le polemiche sui tassisti, ma stavolta le rivolte contro Uber non c’entrano: l’ultimo scandalo è relativo alle truffe elaborate da alcuni tassisti romani per riuscire a scucire più soldi ai clienti grazie al cosiddetto “sistema del telecomando”. Arrivando a beffare persino i colleghi.

La vicenda è venuta alla luce grazie ad una cliente scaricata nel mezzo dell’autostrada da un tassista, dopo che lei aveva preteso che l’uomo rispettasse le norme comunali. Così per tutta risposta, lui l’ha costretta a scendere dal veicolo (in un posto peraltro vietato ai pedoni data la sua pericolosità).

La donna in questione non aveva fatto alcuna richiesta assurda, ma aveva semplicemente invitato il tassista ad attivare il tassametro. Ma per tutta risposta lui ha fermato la macchina, le ha preso le valige e gliele ha scaraventate sulla Roma-Fiumicino, invitandola ad andare a raccogliere i suoi bagagli; quindi è sgommato via. La donna ha dovuto cercare soccorso a piedi, ed ha quindi sporto denuncia.

I 9 tassisti coinvolti nella truffa riuscivano ad aggiudicarsi numerose corse di collegamento tra l’aeroporto di Roma Fiumicino ed il centro della capitale, grazie all’abuso di un regime forfettario di cui poteva godere solo chi, dall’aeroporto, raggiungeva le mura aureliane.

Ma come funzionava questo sistema? In realtà è piuttosto semplice: all’interno dell’aeroporto è presente un apparecchio elettronico che fornisce ai tassisti un numero grazie al quale poter essere contattati, in ordine crescente. La priorità acquisita viene mantenuta in caso di corse brevi (fino a 20 minuti) o di annullamento della corsa, e faceva fece il trasponder (una sorta di telepass usato per monitorare i tassisti ed assegnare i numeri).

Sfruttando questa caratteristica del sistema, i tassisti si scambiavano tra loro il tasponder installato nelle autovetture, in modo tale da “giostrarsi” sempre la priorità ed escludere i colleghi, destinati ad arrivare costantemente dopo. Inoltre, 14 dispositivi elettronici – sequestrati dagli inquirenti – permettevano ai tassisti disonesti di modificare il costo delle corse a loro vantaggio.

Nel frattempo, la polizia di Frontiera ha reso noto di aver comminato ai tassisti multe per un totale di 195.000 euro, e prodotto 114 verbali di accertamento per violazioni al codice stradale e di navigazione.

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