Sgombero alle porte per i somali che occupano un immobile dei Gesuiti

Comune e prefettura premono per lo sgombero dell'immobile di proprietà dei Gesuiti e occupato, una settimana fa, da 100 rifugiati somali scampati all'incendio di Sesto Fiorentino, dove è morto Alì Muse.

Sgombero alle porte per i somali che occupano un immobile dei Gesuiti

L’immobile, di proprietà dei Gesuiti, si trova in via Spaventa, ed stato occupato circa una settimana fa dai somali sfuggiti all’incendio divampato nel capannone-dormitorio a Sesto Fiorentino in via Avogrado, il 12 gennaio scorso.

Alì Muse, 44 anni, morì per recuperare i suoi documenti. Il permesso di soggiorno era in regola, e non voleva perderlo. La sua morte diede vita a numerose proteste, sfociate in un corteo per le vie di Firenze: lo striscione di apertura sentenziava “Alì Muse è morto per colpa dello Stato”.

I Gesuiti non hanno denunciato ufficialmente l’accaduto, rifiutando in concreto di dare il via libera all’uso della forza. I rifugiati somali ricusano le accuse del Comune di Firenze, secondo il quale si opporrebbero ad una soluzione che prevede la loro divisione in gruppi da ospitare nelle strutture dei 42 comuni della provincia di Firenze.

Nell’assemblea pubblica di ieri, hanno spiegato che il loro diniego è dovuto al fatto che Palazzo Vecchio propone di accoglierli non stabilmente ma solo per due mesi. La proposta del Comune, infatti, sarebbe quella di accoglierli, per il momento, fino a marzo, per sfuggire all’emergenza freddo incombente, decidendo in seguito la soluzione concreta. Una prospettiva che i rifugiati non accettano: “Già da anni viviamo nella totale precarietà”. La situazione resta incerta, sono attese per oggi nuove decisioni dal vertice fissato in prefettura.

Il prefetto Alessio Giuffrida, alla riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza, ha ribadito che non è più accettabile una condizione di illegalità. Linea ampiamente abbracciata dal sindaco Dario Nardella, che ribadisce: “senza legalità non c’è solidarietà“.

Padre Ennio Brovedani, direttore della Fondazione Stensen, all’assemblea pubblica nei locali occupati, ha confermato il proprio appoggio alla loro causa, li ha ringraziati per la collaborazione, incalzando – però – sulla questione che la rigorosa legalità non deve ledere la loro dignità.

Brovedani si è poi rivolto al leader del Movimento per la CasaLorenzo Bargellini, per cercare una soluzione condivisa. Movimento che, per sabato prossimo, 28 gennaio, ha indetto un corteo, con partenza da piazza San Marco alle 16, “contro la politica degli sgomberi e il business dell’accoglienza, a favore di diritti e dignità per tutti”.

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