Perquisite le case di 5 presunti jihadisti per sospetto terrorismo

La Procura padovana indaga su cinque individui, per associazione a fini di terrorismo internazionale e ricerca di arruolati. Gli inquirenti indagano per svelare la rete di contatti che ha portato gli indagati da Belluno in Siria

Perquisite le case di 5 presunti jihadisti per sospetto terrorismo

Il sospetto di una nuova cellula terrorista del Nord Est ha fatto scattare un’indagine su cinque persone, quattro bosniaci e un macedone e i Carabinieri del Ros hanno perquisito le loro case per accertare la loro appartenenza al movimento. Ad essere perquisite sono state le case dell’imbianchino bosniaco Ismar Mesinovic, morto a gennaio ad Aleppo e l’amico Munifer Karameleski, 26enne macedone che abita a Chies D’Alpago. I due fondamentalisti erano partiti per la Siria e frequentavano entrambi il centro islamico Assalam che si trova a Ponte nelle Alpi. Karameleski è scomparso e da quello che riferiscono alcune fonti straniere l’uomo è morto a marzo durante un attacco con i militari di Bashar al-Assad. Visto che però ancora non ci sono conferme della sua morte non si esclude il suo ritorno in Italia.

L’inchiesta ha incluso però altri perquisiti, tra questi figurano P.P., un ragazzo bosniaco che vive a Longarone, e  O.A. e V.A., altre due persone islamiche residenti ad Azzano Decimo, comune del Friuli, che si recano spesso al Centro di preghiera di Pordenone. Qui avrebbero preso contatti con Bilal Bosnic, l’imam arrestato lo scorso settembre implicato nel terrorismo. I due uomini scomparsi, Karameleski e Mesinovic, si erano recati anche loro in questo centro culturale prima di partire per la Jihad e a quanto pare Mesinovic avrebbe anche portato il figlio di tre anni mentre la moglie si trova ancora in Italia.

Il soggetto che ha destato sospetti maggiori è però V.A., personaggio che non passa inosservato nella comunità in cui vive, Azzano Decimo, in parte anche per le sue parole con cui si professa convinto sostenitore dell’Isis. I Ros hanno perquisito 5 case e hanno sequestrato 5 pc e diverse chiavette usb oltre a del materiale hardware che pesto saranno esaminati dai tecnici esperti. E’ stato però rilevato che le cinque persone si tenevano in contatto con l’estero attraverso Skype e Viber,  anche se ancora non sono emerse conversazioni compromettenti.

Gli investigatori stanno invece tentando di capire attraverso quale rete di contatti i due sono arrivati da Belluno in Siria e che ruolo abbia l’imam in questa organizzazione. Tante le supposizioni ma ancora poche certezze, ma presto ci saranno senza dubbio altri sviluppi che permetteranno di conoscere i nomi di altri collaboratori.

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