Parigi: è morto Talus Taylor, creatore di Barbapapà

E' morto Talus Taylor, storico ideatore della serie a fumetti Barbapapà, che ha fatto sognare intere generazioni, mantenendo un'occhio di riguardo nei confronti delle questioni ambientali e del concetto di famiglia numerosa.

Parigi: è morto Talus Taylor, creatore di Barbapapà

Il mondo dice addio a Talus Taylor, ideatore della celebre serie a fumetti “Barbapapà”, creata in collaborazione con la moglie Annette Tison, diventata poi un famoso cartone animato. Taylor, scomparso lo scorso 19 Febbraio, aveva 82 anni, ma la sua morte è stata taciuta dai media francesi che ne hanno divulgato solo oggi la notizia, a più di dieci giorni di distanza dall’accaduto. La serie “Barbapapà” (nata secondo quanto raccontato dallo stesso Talus Taylor in un bistrò parigino nel 1969) è stata soggetta al Copyright Taylor/Tison a partire dal 1970, e la prima edizione del fumetto venne pubblicata per la prima volta in Francia nel 1971, e tale fu il suo successo che venne ben presto tradotta in tutto il mondo in più di 30 lingue.

Talus Taylor nacque nel 1933 a San Francisco, fu professore di matematica e biologia ed era noto per il suo carattere riservato, che spesso lo portava a schivare i riflettori e le apparizioni in pubblico. Una volta terminati gli studi, l’uomo si recò a Parigi dove incontrò Annette Tison, rampante studente di architettura e futura designer francese, e tra i due nacque subito la scintilla. Entrambi erano particolarmente affascinati dal contesto del cosiddetto “Maggio francese”, iconico periodo sessantottino caratterizzato da forti rivolte di carattere sociale, politico e filosofico, riassumibili con lo storico slogan “Vietato vietare”. Fu proprio in quel contesto che i due idearono le basi per dare vita alla fortunatissima serie “Barbapapà”.

Nel corso di una rara intervista rilasciata all’ANSA nel 2009, Talus Taylor (allora ospite della trasmissione Cartoons on the Bay) raccontò così quei giorni: “Ero un giovane insegnante di matematica, ed Annette era una studentessa di architettura alla Sorbona. In quel bistrò francese, mentre gli studenti parlavano di filosofia e rivoluzione, io cercare di conquistare Annette, e cominciai a fare disegni semplici sulla tovaglia. E’ nato così il personaggio, ed anche il mio matrimonio”. La storia di Taylor e della Tison è stata un connubio perfetto tra vita professionale e coniugale, che ha avuto il suo apice proprio nella creazione della serie a fumetti-culto di quegli anni, divenuta poi cartone animato in Giappone nel 1974, dopo una severa opera di revisione del progetto portata avanti dallo stesso Taylor, abituato a curare i dettagli delle proprie creazioni in maniera maniacale.

Il cartone animato venne co-prodotto dalla televisione olandese Polyscope, dalla K&S e dallo studio Top Craft. Due anni più tardi, precisamente il 13 Gennaio 1976, la serie andò in onda per la prima volta nella televisione italiana, ed a trasmetterla fu il canale Rai 2. Questo rese “Barbapapà” il primo anime giapponese a venire trasmesso in Italia.

“Siamo riusciti a toccare il cuore dei bambini negli anni ’70-continuò Taylor, nel corso dell’intervista-e poi negli ’80, ed ora quei bimbi sono genitori, e con i loro figli continuano a seguirci. Abbiamo grande senso di responsabilità nei loro confronti. Barbapapà comunica infatti un senso della famiglia che, tranne l’eccezione dei Simpsons, non è mai compreso nei cartoni animati. I Barbapapà sono amati dai figli di genitori separati, proprio perché comunicano il senso di famiglia, per di più numerosa”. Altra peculiarità di “Barbapapà” è il suo interesse per le problematiche relative all’ambiente, come spiegato sempre dallo stesso padre della serie. Questioni che erano a suo dire “all’avanguardia negli anni ’70 e oggi molto di moda, ma entrambe le caratteristiche fondanti, famiglia e ambiente, sono state sviluppate da noi in maniera indiretta. Il messaggio formativo passa attraverso il divertimento”.

La serie a fumetti ed il cartone animato sono stati quindi un vero e proprio punto di riferimento per intere generazioni, per le quali il famoso slogan “Resta di stucco, è un Barbatrucco!” avrà sempre un posto speciale nel cuore.

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