Musulmani nelle chiese cattoliche: no alla violenza

Come in molte chiese d'Italia anche a Padova, domenica 31 luglio 2016, i musulmani hanno pregato con i cristiani per dire no alla violenza ed esprimere solidarietà a tutte le comunità cristiane e a tutte le religioni.

Musulmani nelle chiese cattoliche: no alla violenza

Davanti al Duomo di Padova, l’imam del Veneto, Kamel Layachi, prima di entrare per la preghiera lascia un messaggio in cui spiega il motivo di questa scelta: “Noi siamo qui oggi per testimoniare la nostra prossimità, vicinanza e solidarietà alle comunità cristiane italiane e alla chiesa cattolica universale dopo quello che è successo a Saint-Étienne.

A Saint-Etienne-du-Rouvray, a sud di Rouen, in Normandia la scorsa settimana è stato ucciso un sacerdote di 86 anni mentre celebrava la Santa Messa, padre Jacques Hamel. Un sacerdote definito: “Un prete buono, che è stato al servizio degli altri per tutta la sua vita“. E non è un fatto isolato. La Francia, l’Europa tutta teme altri attacchi terroristici in nome di una religione che religione non è.

Così infatti si esprime Kamel Layachi, nel video messaggio ripreso da Elena Livieri e pubblicato dal Mattino di Padova: “Siamo qui anche per ribadire la nostra ferma condanna, assoluta contro questa eresia, contro questa follia omicida che ha colpito e continua a colpire tantissime persone innocenti, tantissime persone che amavano la vita e sono persone di tutte le culture, di tutte le religioni“.

Sembra che il male non abbia confini, preferenze sì: i deboli, gli innocenti, i cultori della vita qualsiasi sia la loro religione. Tutti sono in pericolo, perché non si sa dove questo desiderio di morte e di distruzione vada a colpire con il suo pungiglione la prossima volta.

“Quindi qui, da questo luogo sacro i musulmani vogliono tendere una mano a tutte le comunità cristiane, a tutte le religioni a tutti i cittadini per rimanere uniti contro questo male e affrontare assieme questa sfida. Questo è il messaggio dei musulmani del veneto questo è il messaggio dei musulmani d’Italia”. Conclude così, l’imam del Veneto, il suo messaggio. Sono parole di denuncia, di presa delle distanze da una rigida religiosità, di solidarietà, di vicinanza, di desiderio di camminare assieme, mano nella mano. Parole che uniscono e non che dividono.

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