Milano: pirata della strada che investì e uccise 16enne condannato a 3 anni

Tre anni e quattro mesi sono stati assegnati anche in appello al marocchino che uccise una 16enne mentre era in sella alla bici. La mamma di Beatrice: "Spero che serva di lezione a chi uccide la gente sulle strade"

Milano: pirata della strada che investì e uccise 16enne condannato a 3 anni

La condanna per Gabardi El Habib, il pirata della strada che il 10 luglio 2013 investì e uccise una ragazza di 16 anni, Beatrice Papetti a Gorgonzola, località in provincia di Milano, è stata confermata in appello: la condanna è di tre anni e quattro mesi di reclusione ed era già stata assegnata nel processo di primo grado all’imputato, processo che si era svolto il 10 marzo, durante il quale gli era stata riconosciuta l’accusa di  omicidio colposo e omissione di soccorso.

La Corte d’Appello ha confermato la richiesta e ha accolto la condanna. La vicenda della ragazza aveva sconvolto e lasciato senza parole: Beatrice, una bella ragazza di 16 anni, era stata investita mentre si trovava in sella alla sua bici, ed era morta senza ricevere soccorsi. Il pirata marocchino allora era scappato per la paura e solo dopo una settimana aveva deciso di costituirsi, perché forse non riusciva a dormire al pensiero di quella ragazza senza vita sull’asfalto.

La mamma della ragazza, Roberta Battaglino, e il marito Nerio Papetti, hanno così commentato l’esito del processo: “Siamo abbastanza soddisfatti per la decisione dei giudici”. Ad alcuni parenti hanno accolto la condanna con una certa soddisfazione, ma dichiarano “Questa sentenza non riporterà in vita la nostra Beatrice ma spero che serva da lezione per chi va in giro ad ammazzare la gente sulle strade”. La vicenda di Bea è stata seguita dai legali  Marco Pescara e Domenico Musicco. Costui è presidente dell’Associazione vittime incidenti stradali e sul lavoro e insieme al collega ha assistito i genitori della ragazza durante il processo, che si sono costituiti parte civile.

Ecco le parole del presidente Musicco sulla condanna al marocchino: “E’ stato ottenuto il massimo risultato possibile anche se in primo grado era stata chiesta dal pm una pena più alta”. Il legale del marocchino aveva ribadito che l’accusa di omicidio colposo non era fondata in quanto il luogo dell’incidente non era ben illuminato e le condizioni di visibilità erano molto scarse. La tesi dell’avvocato non è stata presa in considerazione e la Corte ha confermato la condanna secondo la richiesta.

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