Matteo Renzi, Mario Monti e Mario Draghi spiati per anni. Due arrestati

Due fratelli - Giulio e Francesca Maria Occhionero - spiavano da anni le più importanti figure istituzionali "del momento". Oltre a Renzi, Monti e Draghi, altri 20mila erano "sotto osservazione" dei due.

Matteo Renzi, Mario Monti e Mario Draghi spiati per anni. Due arrestati

In un’indagine coordinata dalla procura di Roma e condotta dalla Polizia postale, è emerso che Giulio Occhionero e la sorella Francesca Maria, spiavano figure istituzionali di un certo livello.

Tra i nomi più noti spiccano quelli degli ex premier Matteo Renzi e Mario Monti, ed il nome del Presidente della Banca centrale europea Mario Draghi.

L’indagine ha portato all’arresto dei due fratelli, ai quali vengono contestati i reati di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico aggravato ed intercettazione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche.

Secondo quanto accertato dalla Polizia Postale, i due gestivano una rete di computer infettati con un malware chiamato Eyepyramid; questo tipo di “attacco” è noto con il nome di Botnet.

Nell’ordinanza di custodia cautelare, secondo quanto è emerso da altri indizi, il Gip rende noto che “il fenomeno non sia un’isolata iniziativa dei due fratelli ma che, al contrario, si collochi in un più ampio contesto dove più soggetti operano nel settore della politica e della finanza secondo le modalità adottate dai due”.

A quanto pare, “gli spiati” potrebbero essere più di 20mila e, proprio per questo,  l’esperto di sicurezza informatica, Andrea Zapparoli Manzoni – in una dichiarazione rilasciata all’ansa – si sbilancia affermando: sono dei prestanome, dietro c’è uno sponsor facendo notare che “spiare 20mila persone è un “lavoro industriale”; oltretutto il malware in questione è abbastanza datato e, affinchè continui a rimanere invisibile, è indispensabile aggiornarlo continuamente, aggiungendo sempre nuove funzionalità, per farlo “scappare” agli occhi dei programmi di difesa”.

Ci potrebbe essere anche un collegamento con la cosiddetta P4; infatti, nel corso delle indagini, sono emersi quattro account di posta elettronica già utilizzati per reati simili.

Va sottolineato che, a tal proposito, si è espresso anche il giudice, il quale ha tenuto a precisare: allo stato, un collegamento con altri procedimenti penali non è dimostrato.

Al momento non è dato sapere quale fosse lo scopo di tale “controllo” anche se è facilmente intuibile.
Restiamo dunque in attesa di ulteriori aggiornamenti.

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