L’inchino della Madonna si ripete davanti al covo del boss

Una sosta della vara della Madonna tra i vicoli di Ballarò, a Palermo, segna un inchino al malavitoso D'Ambrogio. Il boss è in carcere, ma la sua casa è un simbolo per i mafiosi del un covo in cui avvenivano i summit

L’inchino della Madonna si ripete davanti al covo del boss

Ancora una volta si ripete l’inchino di un’immagine sacra davanti alla sede di un boss: stavolta è accaduto a Palermo, tra i vicoli di Ballarò, dove domenica scorsa c’è stata la processione della Madonna del Carmine. Durante la processione, la vara si è soffermata proprio davanti all’abitazione del boss Alessandro D’Ambrogio, ultimo padrino di cosa nostra, che per il momento è rinchiuso nella sezione “41 bis” del carcere di Novara. La vara ha sostato davanti alla sua casa, dove ha sede l’agenzia di pompe funebri della sua famiglia.  

Un grido, durante la processione, spinge il corteo a fermarsi, e la banda nel frattempo continua a suonare. Il boss non c’è, ma è come se fosse lì dentro, poiché la sosta è dedicata proprio a lui. Per circa 5 minuti la vara dorata ha reso omaggio al capo. Erano le ore 19 di domenica scorsa e la folla riempiva la strada dove ha sede l’agenzia funebre: qui qualche anno fa avvenivano gli incontri con i fedelissimi della mafia, incastrati da numerosi video che gli investigatori avevano ben nascosto in via Ponticelli per riprenderli. Il luogo è dunque considerato un vero covo, un simbolo per i mafiosi palermitani, che sentono la presenza del boss ancora in quella casa.

Fino a due anni fa, anche D’Ambrogio indossava la casacca della confraternita della Madonna e portava anche la vara. Oggi è accusato di aver diretto la nuova organizzazione della mafia di Palermo, di aver eseguito estorsioni e aver condotto traffici ingenti di droga. La Curia condanna il gesto eseguito nella processione di domenica a Ballarò e interviene con lo Scioglimento della confraternita a tempo indeterminato per infiltrazioni mafiose”. Un fatto che accade per la prima volta in Sicilia e intende condannare chi si schiera dalla parte dei mafiosi. Una lotta che continua a dimostrare come il legame con la mafia nel territorio siciliano sia così forte da coinvolgere anche le processioni, che continuano a rendere onore ai boss pubblicamente, senza paura o ritegno, e continuano a sfidare le posizioni di coloro che lottano per un mondo nuovo, fatto di pace e giustizia.

 

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