L’antagonista No Expo in sedia a rotelle: “Colpiamo dei simboli”

Ecco Pasquale 'Lello' Valitutti, il manifestante No Expo sulla sedia a rotelle in prima fila negli scontri. Sui Black Bloc: "Questi ragazzi rischiano la loro incolumità per i loro ideali"

L’antagonista No Expo in sedia a rotelle: “Colpiamo dei simboli”

Tra le foto che, tra ieri e oggi, hanno letteralmente intasato i social, ne troviamo alcune che immortalano un personaggio di cui tutti, chi più chi meno, ci siamo chiesti l’identità: l’antagonista in sedia a rotelle, che girava tra i Black Bloc con tanto di casco protettivo a seguito. Ebbene, Repubblica ha deciso di intervistare Lello, questo il nome del manifestante No Expo che è sempre stato in prima fila, durante il corteo.

Lello, all’anagrafe Pasquale Valitutti, si dichiara anarchico da sempre, ha 67 anni, è originario di Milano ma vive a Roma. E, cascasse il mondo, non si perde mai una manifestazione. Sono venuto da solo, ma qui ho tanti compagni, afferma Lello, che durante gli scontri si è voluto trovare in prima fila: “I poliziotti mi hanno colpito alla testa, ma con le mani, solo per stordire. E mi dicevano: ‘Sappiamo dove abiti. Veniamo a casa tua e ti facciamo saltare le cervella‘”, racconta il manifestante No Expo.

E sulla distruzione di Milano, Lello non si esime dal dire la sua: Hanno colpito dei simboli: banche, macchine da ricchi. Mai macchine da poveri, anche se in queste situazioni capita, per sbaglio, anche questo. Cosa c’entrano i proprietari delle auto? Dovete capire tutti che quei ragazzi vengono qui a rischiare la propria incolumità per i loro ideali. Lo fanno perché sono disperati. Io sono vecchio, non rischio molto, ma loro se li prendono possono anche farsi 10 anni di galera. Secondo voi, cosa ci guadagnano?”.

Anche l’Expo è solo un simbolo. E’ un controsenso che proprio quelli che ci affamano facciano un’esposizione sull’alimentazione. Inoltre, il debito per l’Expo vale 1 miliardo di euro. E siamo noi a pagarlo”. Lello, poi chiude sui Black Bloc: “Tra i No Expo non c’era l’organizzazione che tutti voi pensate. Certo, se serve, ci si aiuta a vicenda”.

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