L’addio a Ciro Esposito: la famiglia non vuole violenza

Il feretro di Ciro è stato accompagnato da un folla commossa e provata. Il pastore evangelico celebrante ribadisce di non cedere alla violenza, e anche la famiglia e la fidanzata dicono la stessa cosa

L’addio a Ciro Esposito: la famiglia non vuole violenza

Le parole del pastore evangelico che ha celebrato la messa per la morte di Ciro Esposito, il tifoso morto dopo 52 giorni di agonia, ha ribadito: “Non siate animati da sentimenti di odio e di vendetta, momenti così non accadano in alcun posto di Italia”. E ha aggiunto: “Mi rivolgo a tutte le tifoserie d’Italia: allo stadio portate sciarpe, bandiere, fischietti, trombe non coltelli, spranghe e pistole. Non deve accadere mai più che la vita di un giovane venga stroncata brutalmente”.

La fidanzata di Ciro Esposito dichiara di non voler sentire parlare di violenza e di morte nel giorno del funerale del ragazzo, perché coloro che hanno ucciso Ciro non hanno Dio nel cuore e parlare di violenza sarebbe come ucciderlo due volte. Ciro era un ragazzo, non un ultras. Il suo è un tifo pulito, non sorretto dalla violenza, sotterrate la violenza”. “E’ come se fossi nascosto nella stanza accanto, chiamami con il nome con cui mi hai sempre chiamato, non cambiare il tono della tua voce, continua a ridere di quello che ci ha sempre fatto ridere. Prega”, ha proseguito Simona rivolgendosi a Ciro “sorridi, pensami, il mio nome ti sia sempre familiare. Pronuncialo senza ombra di tristezza. Sono dietro l’angolo, lì troverai il mio cuore, asciuga le tue lacrime”.  Le parole di Simona colpiscono l’anima e fanno riflettere sul senso cristiano della vita, ma anche sulla malvagità di coloro che non sanno cosa siano i sentimenti cristiani.

Sia De Laurentiis, presidente del Napoli, che De Magistris, sindaco di Napoli, hanno commentato la vicenda con parole dure, rivolte alla gestione dell’ordine pubblico della città di Roma che il giorno dell’accaduto non ha funzionato bene, e quella sera del 3 maggio ha visto colpire Ciro con violenza. La dignità della famiglia del ragazzo è stata esemplare; la mamma di Ciro ha espresso sentimenti che sono lezione di vita per chi assiste a una storia come questa.

Il feretro del ragazzo è stato portato a spalla dagli amici e dai tifosi del Napoli, che per ricordarlo hanno anche indossato le magliette con scritto “Ciro uno di noi” e “Orgoglio partenopeo”. Intanto le indagini procedono, ed è anche emerso che il ragazzo è stato colpito di striscio anche ad una mano, però non dal proiettile che lo ha ucciso. Questa è stata la deposizione del giovane fatta ai parenti durante la degenza in ospedale. Ciro è stato colpito dal proiettile stesso che ha poi preso uno dei due tifosi azzurri rimasti feriti.

 

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