Il pm dispone l’autopsia sul cadavere della bracciante morta a luglio

Il pm ha disposto la riesumazione del cadavere e quindi l'autopsia. Si indaga per omicidio colposo e omissione di soccorso. Nel frattempo nella stessa zona un altro bracciante accusa un malore in vigna ed entra in coma.

Il pm dispone l’autopsia sul cadavere della bracciante morta a luglio

Un’indagine è stata aperta dalla Procura di Trani sulla morte di Paola Clemente, una bracciante di 43 anni e madre di tre figli, morta ad Andria il 13 luglio mentre si trovava al lavoro nei campi all’acinellatura dell’uva.

La morte della donna era stata denunciata dal marito che aveva anche fatto un esposto sulle cause del decesso. Il pm ha dunque disposto la riesumazione del corpo della donna e ha fissato l’autopsia per il 21 agosto.

Il pm sta svolgendo le indagini per omicidio colposo e omissione di soccorso. La donna deceduta viveva con la famiglia a San Giorgio Jonico (Taranto) ma lavorava a circa 150 chilometri da casa per un salario piuttosto magro, meno di 30 euro. L’esposto fatto dal marito alla procura di Trani è stato presentato il 14 agosto scorso ai carabinieri di San Giorgio Jonico: è stato proprio il marito della donna, Stefano Arcuri, sostenuto da tre avvocati, il prof. Pasquale Chieco, Vito Miccolis e Giovanni Vinci, a procedere con la denuncia.

Ad eseguire l’autopsia sarà il medico legale dell’Università di Bari, Alessandro Dell’Erba. Nel frattempo un altro fatto ha colpito la comunità: pare infatti che anche un altro bracciante, stavolta un uomo, sia finito in coma dopo un infarto. Si tratta di un 42enne di San Giorgio Jonico (Taranto), che  ha avuto un infarto nelle campagne del nord-barese mentre lavorava in una vigna. Pare che l’uomo si trovasse sotto un tendone durante le operazioni di acinellatura.

La vicenda è accaduta circa dieci giorni fa ma solo oggi la notizia è stata resa nota. Ecco la denuncia del segretario della Flai Cgil Puglia, Giuseppe Deleonardis, che dice: “L’uomo lavorava circa sette ore al giorno, alle quali si devono aggiungere le cinque ore di trasporto. L’uomo pagava 12 euro al ‘caporale’, a fronte di una paga che supera di poco i 27 euro al giorno. Salario, quest’ultimo, che viene corrisposto alle donne“. Il bracciante lavorava per la stessa agenzia interinale dove era iscritta anche la donna deceduta a luglio. 

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