Genova, le condanne per l’alluvione del 2011: 5 anni all’ex sindaco Vincenzi

Sono finalmente arrivate le condanne per gli imputati nel processo per omicidio e disastro colposo e falso in occasione dell'alluvione di Genova del 2011. Cinque anni all'ex sindaco, che si difende: "Ricorreremo, sono innocente".

Genova, le condanne per l’alluvione del 2011: 5 anni all’ex sindaco Vincenzi

L’alluvione che colpì Genova nel 2011 lasciò pesanti strascichi non solo sulla città, ma anche sulle istituzioni locali: l’ultimo capitolo di quella tragedia si è scritto con la sentenza di primo grado che ha emesso un verdetto di colpevolezza nei confronti dell’ex sindaco del capoluogo genovese Marta Vincenzi, dell’ex assessore comunale alla Protezione Civile Francesco Scidone e dei dirigenti Gianfranco Delponte, Pierpaolo Cha e Sandro Gambelli.

Le accuse a vario titolo erano pesanti: disastro colposo, omicidio colposo plurimo, falso e calunnia. Durante l’alluvione del 4 novembre 2011 infatti persero la vita sei persone, morti nelle quali gli imputati sono stati riconosciuti implicati a vario titolo. Nella fattispecie Marta Vincenzi è stata condannata a tre anni e sette mesi per omicidio e disastro colposo e ad un anno e cinque mesi per falso, per un totale di cinque anni di carcere.

Il giudice Adriana Petri ha infatti stabilito che l’ex sindaco di Genova modificò il verbale di ricostruzione dell’esondazione. Le accuse sono state però nuovamente negate da parte del fu primo cittadino: “Per fortuna in questo Paese ci sono tre gradi di giudizio: io mi considero innocente […] Non finisce qui“.

Le altre sentenze: quattro anni e nove mesi di reclusione invece per Scidone, quattro anni e cinque mesi per Delponte, un anno e quattro mesi per Pierpaolo Cha ed un anno per Sandro Gambelli. E’ stato invece ritenuto non colpevole delle accuse Roberto Gabutti, all’epoca coordinatore dei volontari della PC, processato per falso e calunnia.

Durante l’alluvione di Genova, stando alle accuse gli imputati si rifiutarono di ordinare la chiusura degli istituti scolastici, ignorando così quanto previsto dal protocollo in seguito alla diramazione dell’allerta 2, e si convinsero a chiudere le strade solamente con colpevole tardività. Nelle due ore che intercorsero tra le 11:00 di mattina e le 13:00, ovverosia nel tempo che passò dall’allarme all’esondazione, gli accorgimenti preventivi “non vennero messi in atto“, causando la morte di sei persone tra le quali due bambine.

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