Firenze, stop per tre anni a minimarket e alimentari in centro

Tre anni di stop per i nuovi alimentari a Firenze: negli ultimi 5 anni solo minimarket e ristoranti sono aumentati del 28,6%, snaturando la tipicità del centro di Firenze.

Firenze, stop per tre anni a minimarket e alimentari in centro

Le attività di bassa qualità, i minimarket con alcolici e internet point, pizzerie a taglio e money transfer, hanno invaso il centro di Firenze: negozi, talvolta, con meno di 40 mq sprovvisti di servizi igienici. Sono previsti tre anni di stop per l’apertura di nuovi alimentari.

Negli ultimi 5 anni, minimarket e ristoranti sono cresciuti del 28,6%, arrivando al 44% nel centro storico. La giunta di Palazzo Vecchio, su proposta dell’assessore allo Sviluppo economico Cecilia Del Re, ha deliberato per l’attuazione del provvedimento che si basa sul decreto legislativo 222 del 2016 ma anche sul piano di gestione dell’Unesco approvato dal Comune di Firenze nel 2016. Il regolamento approvato lo scorso anno aveva cercato di elevare la qualità del commercio alimentare e della somministrazione e porre un limite alle nuove aperture: nonostante questi vincoli diversificati, le aperture non sono cessate, anzi si sono intensificate.

L’identità del centro storico fiorentino è espressa anche dai negozi e dalle botteghe, non solo dai monumenti e dai palazzi. Una decisione nata dall’esigenza di tutelare il centro storico da attività economiche che snaturano l’identità storica e culturale del centro di Firenze.

La battaglia contro i minimarket è iniziata nel 2016, il Comune di Firenze ha approvato il regolamento Unesco sulle “Misure per la tutela e il decoro del patrimonio culturale del centro storico“.

Il Comune approverà un nuovo regolamento Unesco con altre regole da rispettare per salvaguardare l’identità del suo centro storico. Il Presidente della regione Enrico Rossi dice che Firenze è una città con un’alta densità di beni culturali dislocati in un territorio circoscritto, il movimento turistico è concentrato nel centro storico; occorre, quindi, evitare una perdita della sua tipicità a favore di una misera omologazione.

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