Un blocco di marmo che un cuneo di ferro ha spezzato. Un’immagine forte, dura, che trafigge l’anima, un richiamo potente alla memoria, davanti al binario 16. Da lì, 74 anni fa, partì per Auschwitz un convoglio con oltre 300 ebrei rastrellati nella città di Firenze e lì, in testa al binario, vi è il monumento al ricordo di Nicola Rossi, realizzato nel 2003. Stamattina, una corona di fiori è stata deposta, di nuovo, per non dimenticare l’orrore che ha inglobato l’Europa.
“Da quel binario partirono centinaia di uomini, donne, anziani e bambini ebrei verso le camere a gas e i forni crematori di Auschwitz. Un monumento non ci restituirà le loro vite innocenti, ma potrà aiutare a non dimenticare, nella speranza che tutto ciò non si verifichi mai più”, si legge sulla lapide.
Solamente 15 su 300 scamparono all’annientamento del lager. Eugenio Giani, presidente del consiglio regionale, è presente alla cerimonia, appena tornato da Auschwitz, dove per il decimo anno è giunto il Treno della Memoria della Regione Toscana. Giani tiene a ribadire che, ad Auschwitz, nelle camere a gas, nei forni crematori, vennero eliminate 1 milione e 100 mila persone, e che la pazzia di Hitler non è stata l’unica causa dell’olocausto: la complicità di milioni di persone permise l’attuazione della “soluzione finale”.
Vicino al binario, vi è anche Alessio Ducci, presidente dell’Aned Firenze (Associazione Nazionale Deportati), figlio di Alberto, numero 57101 nel campo di sterminio. Il padre, alla liberazione, pesava 27 chili. “Dobbiamo ricordare, affinché non accada più: come ha scritto Primo Levi, è accaduto e può accadere di nuovo”.
Il #GiornodellaMemoria è conoscenza, ricordo, ed educazione del rispetto e dei valori che furono alla base della reazione a quell’orrore inenarrabile del genocidio di massa nazista. Ricordare per le nuove generazioni. Cinquecento ragazzi toscani erano presenti anche quest’anno sul Treno della memoria, per non dimenticare mai ciò che potrebbe riaccadere.