Femminicidio: a Milano un uomo strangola la fidanzata

Ennesimo caso di femminicidio: ieri a Milano al quarto piano di Via della Commenda 28 un uomo di 42 anni, Gianluca Gerardo Maggioncalda, ha strangolato la fidanzata Sonia Trimboli e poi ha avvertito i genitori al piano di sotto

Femminicidio: a Milano un uomo strangola la fidanzata

Il problema del femminicidio sembra al momento non arginabile. Esiste una legge sullo stalking, esistono i provvedimenti restrittivi, esiste un’opinione pubblica sempre più sensibile al problema, ma le notizie di donne uccise dai loro compagni si susseguono quotidianamente e sempre più spesso riguardano vittime già note per essere state picchiate o minacciate dai loro compagni. L’ennesimo caso è avvenuto ieri a Milano al quarto piano di Via della Commenda 28, dove un uomo di 42 anni, Gianluca Gerardo Maggioncalda, ha strangolato la fidanzata Sonia Trimboli.

I vicini di casa raccontano di frequenti litigi le cui urla si sentivano uscire dal loro appartamento e l’uomo aveva precedenti penali per lesioni e minacce. Circa due mesi fa l’ennesimo litigio era stato fermato per avere picchiato la fidanzata, che allora si era salvata per l’intervento dei vicini. L’uomo ha strangolato la fidanzata e poi è uscito di casa. I due vivevano in una mansarda posta sopra l’appartamento dei genitori e l’assassino dopo essere uscito è sceso al piano di sotto ed ha invitato i genitori a salire di sopra per controllare come stava la fidanzata, poi è uscito. Il padre, salito di sopra ha trovato Sonia già morta. Da fuori casa ha ricevuto una telefonata dalla madre che lo ha avvertito che la ragazza era morta e poi un’altra da un amico a cui ha raccontato della lite precisando che Sonia era morta ma che lui non se ne era accorto. L’uomo, sconvolto, ha chiamato la Polizia che ha poi fermato l’uomo in Piazza Sant’Ambrogio. Dopo un lungo interrogatorio l’uomo ha infine confessato il delitto agli uomini della Squadra Mobile e al pm Giancarla Serafini, rivelando di aver strangolato la donna con un elastico da pacchi.

L’ennesima tragedia che ha coinvolto una donna uccisa dal proprio uomo si sarebbe potuta evitare se due mesi fa, quando l’uomo è stato fermato, si fosse provveduto ad allontanare la donna dal suo aguzzino. Le leggi attuali, pur avendo fatto passi avanti rispetto al passato, sono ancora insufficienti. Nei casi di violenza domestica, infatti, si crea una sorta di dipendenza fra la vittima e il suo compagno-aguzzino che paralizza ogni capacità di reazione e mette la vittima nella condizione di credere di meritare in qualche modo le “punizioni” inflitte dal compagno fino ad arrivare a subire e negare anche lesioni gravi.

In questi casi, quando si arriva ad una denuncia è necessario un adeguato supporto psicologico per la vittima e per il compagno violento e un allontanamento anche coatto, se serve, della donna in modo da creare un cuscinetto temporale che permetta alla situazione di decantare e alla vittima e al suo carnefice di trovare il modo di uscirne con l’aiuto degli esperti.

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