Egitto, raid aerei contro basi Isis in Libia: 5 morti

All'alba le forze aree dell'Egitto hanno effettuato un raid contro le basi dell'Isis in Libia, in seguito alla decapitazione da parte degli estremisti di 21 egiziani copti. Il Presidente al Sisi: "Abbiamo il diritto di rispondere"

Egitto, raid aerei contro basi Isis in Libia: 5 morti

In seguito alla brutale decapitazione di 21 egiziani copti da parte di membri dell’Isis, non si è fatta attendere la replica dell’Egitto, che ha subito organizzato una pesante azione di bombardamenti aerei sullo Stato Islamico in Libia, avvenuta all’alba della giornata di oggi. Le forze aree egiziane hanno così concretizzato immediatamente l’azione di rappresaglia invocata dal Presidente Abdel Fattah al Sisi (“abbiamo il diritto di rispondere”, aveva dichiarato in risposta alla nuova ondata di esecuzioni sommarie), ma non si tratta di una semplice vendetta, di una sfida “colpo su colpo”. Le motivazioni che hanno spinto l’Egitto ad oscurare di bombe i cieli sopra Derna, città del Califfato situata a circa 1.300 chilometri a Sud di Tripoli, sono al contempo ferrea replica ed attacco preventivo.

Questo perché i fanatici libici non rappresentano l’unica minaccia alla sovranità ed alla libertà dell’Egitto, ma nel Sinai ha sede anche il gruppo estremista di Ansar Bait al-Maqdis. Trattasi di jihadisti sunniti saliti alla ribalta delle cronache nel contesto della Rivoluzione Egiziana del 2011, supportati dall’ISIL, lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante. Insomma, ciò che al Sisi vuole evitare a tutti i costi è la possibilità che l’immobilismo lasci campo aperto ai barbari, facendo sì che l’Egitto finisca effettivamente chiuso tra due fuochi. Per questo i raid egiziani su Derna di questa mattina, che sono costati la vita a 3 donne e 2 bambini del Califfato islamico, non rappresentano solo una semplice vendetta, ma sono a tutti gli effetti il frutto di una strategia ben precisa. Ovverosia cercare di scongiurare un ipotetico e fatale accerchiamento da parte dei fanatici religiosi.

La televisione di Stato dell’Egitto ha subito mandato in onda le immagini della partenza dei bombardieri, levatisi in volo alle prime luci del giorno per dirigersi in direzione della Libia; verso una delle nuove capitali dell’odio e del fanatismo religioso. Nel corso dei raid, secondo le dichiarazioni ufficiali dell’esercito egiziano, sarebbero stati colpiti con successo campi di addestramento dell’Isis e depositi di armi e munizioni. La laconica voce dell’esercito, che ha affermato attraverso le emittenti nazionali: “Le nostre forze armate lunedì hanno effettuato attacchi aerei mirati in Libia contro i campi Daesh, i luoghi in cui si riuniscono e i campi di addestramento e i depositi di armi”, non ribadisce che l’inizio del piano d’azione egiziano: il ministro degli esteri Sameh Shukri, infatti, è già stato incaricato da al Sisi di recarsi subito a New York, per chiedere a gran voce una reazione internazionale da parte dell’Onu, e del Consiglio di Sicurezza.

Nonostante le continue violenze e gli orrori perpetrati dagli estremisti islamici, dunque, l’Egitto ha già fatto intendere quale sia l’orientamento del Paese di fronte ad una situazione che si presenta ogni giorno sempre più critica: non rintanarsi terrorizzati entro i propri confini, ma combattere l’estremismo a partire proprio dalle sue roccaforti. Sperando arrivi presto anche l’auspicato sostegno dell’Onu, nei fatti oltre che nelle parole.

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