Disabili maltrattati, un nuovo caso a Potenza

Un nuovo caso di disabili maltrattati in una struttura sanitaria si è registrato a Potenza. Sono scattate misure cautelari per medici ed infermieri, dopo una lunga indagine condotta dai Carabinieri.

Disabili maltrattati, un nuovo caso a Potenza

Un nuovo caso di violenze, vessazioni e maltrattamenti a danno di persone indifese, malate, che al contrario avevano bisogno della migliore assistenza e cura. Le immagini ritratte dalle telecamere nascoste dai Carabinieri hanno registrato pazienti trascinati per terra, maltrattati, schiaffeggiati, presi anche a pugni. E non sono mancate le umiliazioni. Immagini talmente forti per la loro crudeltà, che hanno turbato perfino gli inquirenti. Tutto questo a danno di 28 pazienti, che presentavano diversi gradi di disabilità, tutti ricoverati nel centro di riabilitazione “Don Uva” nella città di Potenza. Tutti pazienti affetti da ritardo mentale. 

In sette sono agli arresti domiciliari, mentre in otto hanno il divieto di dimora tra medici, infermieri e responsabili della struttura. I provvedimenti sono stati decisi dal Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Potenza, su richiesta della locale Procura della Repubblica. I dipendenti del “Don Uva” su cui pendono queste accuse gravissime colpivano con disinvoltura, senza una ragione precisa, persone che non avevano quindi nessuna possibilità di difendersi, di rispondere. Una violenza gratuita, disumana e inaccettabile.  

Tutto è iniziato da una segnalazione fatta ai Carabienieri da un familiare di un paziente che aveva notato un dito rotto. L’inchiesta è durata ben tre mesi e le violenze sono state riprese grazie ad una telecamera nascosta. I pazienti dormivano su materassi senza lenzuoli e su letti arruginiti, per non paralre dei servizi igienici sporchi ed insufficienti. 

In una videoregistrazione si vede che ad un paziente fossero stati legati i piedi mentre le mani erano state legate alla spalliera del letto, facendo così diventare quel letto la sua gabbia, la sua prigione. 

All’operazione, oltre al Nucleo Anti Sofistificazioni dei Carabinieri di Potenza, hanno collaborato anche i Nuceli Anti Sofistificazioni dei Carabinieri di Napoli, Cosenza, Bari, Salerno e Taranto. Un pool di investigatori che ha lavorato instancabilmente all’indagine tra il 2015 e il 2016.

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