Non si placano le proteste dei manifestanti a Kiev, che insorgono contro il governo e le autorità politiche per aver sospeso le trattative di annessione dell’Ucraina all’UE. Pesante il bilancio: 5 morti, oltre un centinaio di feriti e diversi agenti di polizia coinvolti negli scontri.
Dopo che il governo ha dato l’ultimatum ha dato anche ordine alla polizia di mettere fine alla manifestazione, ma l’intervento degli agenti con manganelli e gas lacrimogeni ha provocato l’ira e lo sdegno dei dei protestanti, spingendoli a reagire con violenti lanci di pietre e colpi di mazze. Alcuni manifestanti, tra i quali vi sono anche deputati appartenenti all’opposizione, hanno ostruito il passaggio che porta alla tribuna del Parlamento, mentre altri hanno addirittura occupato la casa degli ufficiali, che si trova nel centro di Kiev, e dove si sono verificati nei giorni scorsi violente irruzioni.
La preoccupazione per la crisi e la decisione del governo di non mettere al corrente la popolazione di alcuni eventi importanti hanno portato i manifestanti a ribellarsi contro le autorità, incuranti delle conseguenze. Anche l’America non vede di buon occhio questi scontri, e l’ambasciatore Geoffrey R. Pyatt dichiara che la politica si discute in Parlamento e non con le rivoluzioni nelle strade. Incalza il il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, che commenta la morte dei ribelli con tristezza, affermando però che i problemi si risolvono con diplomazia e moderazione. Pronto a ribattere è il ministro degli esteri russo, che accusa la politica dell’Occidente di essere il principale istigatore di violenza, e continua l’elenco degli accusati includendo anche le organizzazioni europee, che invece di placare gli animi dei ribelli, li incitano a mettersi contro il potere delle autorità ucraine. Una rivoluzione, quella di Kiev, dettata dalla speranza di un futuro migliore, che dia alla generazioni future la possibilità di vivere in una vera democrazia, a misura d’uomo.