Cardinale Pell: preti pedofili come dei camionisti

Denominato da Papa Francesco "ranger australiano”, il prelato membro del consiglio dei cardinali ha utilizzato l'analogia "camionisti che molestano autostoppiste" innanzi alla commissione nazionale d'inchiesta sugli abusi sessuali sui minori. L’affermazione ha fatto restare a bocca aperta i presenti

Cardinale Pell: preti pedofili come dei camionisti

“I preti pedofili come dei camionisti che molestano autostoppiste”, questo l’inedito e sconcertante paragone utilizzato dal cardinale australiano George Pell, in un discorso tenutosi davanti alla commissione nazionale d’inchiesta sulle risposte delle istituzioni agli abusi sessuali sui minori. La domanda che ha portato a questa triste affermazione, ha introdotto lo schema di risarcimenti a favore delle vittime di preti pedofili e si riferiva alla responsabilità legale della Chiesa Cattolica, ed è stata rivolta al porporato in merito al suo ruolo dal 1996 al 2001, quando era arcivescovo di Melbourne.

Secondo il cardinale Pell la colpevolezza legale dei preti pedofili non può essere imputata ai leader della Chiesa, e per spiegare il suo punto di vista è ricorso all’analogia dei camionisti dichiarando che “non sarebbe appropriato che i dirigenti di quella compagnia fossero considerati responsabili”. Di certo l’alto prelato non si accorge che il suo è un linguaggio totalmente opposto a quello utilizzato da Papa Francesco il 7 luglio scorso, quando ha celebrato la sua consueta messa a Casa Santa Marta con alcune vittime di abusi, non prima di ascoltare le loro storie.

L’analogia dei preti pedofili con i camionisti è stata scioccante ed ha lasciato i presenti letteralmente a bocca aperta, così che Nicky Davis, appartenente alla Rete dei sopravvissuti agli abusi dei preti, ha dichiarato a caldo: “Ci siamo letteralmente detti fra noi: ha veramente detto così? Dimostra di non avere alcun concetto di quello che è un comportamento appropriato o inappropriato, e cosa sia appropriato dire ai sopravvissuti”. Ha poi aggiunto: “Dimostra di preoccuparsi solo di proteggere sé stesso e di cercare scuse per comportamenti imperdonabili”.

Ancora una volta nella Chiesa Cattolica c’è chi sottovaluta questa abominevole condotta, e sono in molti ad indignarsi. Secondo Cathy Kezelman dell’Associazione adulti sopravvissuti ad abusi, l’analogia è “oltraggiosa” e può causare molto danno. “Le vittime sono già ripetutamente traumatizzate. Sentire che le loro esperienze sono di nuovo negate è come girare il coltello nella piaga”. Vibranti proteste anche da un fronte diverso, quello dell’Associazione dei 170mila autisti di camion australiani. Ha affermato la presidente Noelene Watson: “hanno famiglie e figli. L’analogia è un profondo insulto a ciascuno di loro”. 

Così è giunta la ovvia delusione delle vittime delle violenze dei preti pedofili, di coloro che mai avrebbero pensato che la Chiesa potesse voltargli le spalle. Le vittime si sono dichiarate tradite dal Melbourne Response dell’allora arcivescovo Pell, che imponeva un tetto di 35mila euro ai risarcimenti. Ma non finisce qui, il porporato ha continuato questo estenuante delirio con altre affermazioni: ha osservato che prima del 1996, non erano affatto previsti risarcimenti alle vittime degli abusi: “molte delle persone assistite da noi avrebbero ricevuto poco o niente se si fossero rivolte ai tribunali”. Il cardinale poi ha sostenuto che la Chiesa dovrebbe rinunciare alle procedure interne di indagine e di risarcimento.

Tutto ciò si scontra, speriamo con qualche conseguenza, con la linea della “tolleranza zero” sulla pedofilia, che Papa Francesco ha definito come “le messe nere” fin dall’inizio della sua elezione al pontificato. Del resto non si può non osservare che la posizione del Papa è chiara ed è stata ribadita con fermezza più e più volte: “Dio è irrevocabilmente, e senza mezzi termini, dalla parte delle vittime degli abusi”.

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