La lotta alla Camorra ha subito una svolta pesantissima lo scorso giovedì 23 giugno, con la “conversione” di Giuseppe Misso da camorrista, a collaboratore di giustizia. Tutto è avvenuto in Corte d’Assise a Napoli, al cospetto di Elvira Capecelatro, giudice della seconda sezione penale. E’ stato proprio in tribunale che Misso, una figura chiave degli Schiavone del clan dei Casalesi, ha deciso di abuirare.
Il camorrista ha deciso di tirarsene fuori proprio nel momento di maggiore crisi del clan, dopo che i Casalesi sono stati sistematicamente smantellati un poco alla volta dal lavoro degli inquirenti, a seguito di anni di indagini e di arresti.
Così, con queste parole, anche Giuseppe Misso alla fine ha gettato la spugna riconoscendo la sconfitta: “Presidente, voglio collaborare con la giustizia. Mi allontano dal clan“. Uno sputo di parole dal peso specifico incalcolabile, perché la figura di Musso aveva un’importanza fondamentale all’interno dell’organizzazione.
Il criminale era infatti il killer di fiducia dei Casalesi, nonché una pedina di spicco della Camorra stessa. In seguito all’atto di apostasia, formalizzato come di consueto mediante una lettera ai pubblici ministeri, è scattato con effetto immediato il piano di protezione testimoni per i familiari di Musso, diventati a quel punto bersagli dell’organizzazione mafiosa.
La moglie del killer è stata trasferita lontano dal paese di San Cripriano d’Aversa, insieme alle due figlie della coppia. Misso era stato anche reggente del clan quando Carmine Schiavone, figlio del boss Francesco Schiavone, era finito in galera circa tre anni fa.
Secondo gli inquirenti, i Casalesi si erano già riorganizzati nel tentativo di far rifiorire il clan, e tentare così di riportarlo agli antichi fasti. Ma il pentimento di Misso ora ha complicato terribilmente i piani degli affiliati, dal momento che il collaboratore di giustizia avrebbe già consegnato ai magistrati un foglio con scritti nomi e cognomi dei nuovi capi del clan. La guerra alla Camorra dunque prosegue, ed ora gli inquirenti possono contare sul provvidenziale aiuto di un altro pentito illustre.