15enne stuprata dal branco: costretta ad andarsene dall’Italia

La ragazzina denunciò lo stupro del branco: i supporti psicologici per consentire un percorso di ricostruzione dell'equilibrio psicologico compromesso non sono mai giunti, e la pena per gli stupratori è stata assurda.

15enne stuprata dal branco: costretta ad andarsene dall’Italia

La ragazzina di 16 anni, un anno fa, venne violentata dal branco, in un paese del napoletano, Pimonte: l’orrore a cui è stata sottoposta non si è concluso, la violenza psicologica è continuata, ledendole ulteriormente l’anima, tanto da decidere di lasciare, insieme alla sua famiglia, l’Italia per tornare in Germania, ove viveva prima.

Un anno fa, i 12 delinquenti in erba stuprarono in più occasioni la ragazzina attirata in un casolare di campagna dal capobranco figlio di un boss di cui la vittima era innamorata. La minacciarono per mesi dicendole che, se avesse parlato, avrebbero messo su Facebook i video degli stupri. Undici ragazzi tra i tredici e i quindici anni vennero arrestati: dopo otto mesi, il gup del tribunale dei minori ha concesso loro la messa in prova. I ragazzi sono tornati a vivere nel loro paesino, Pimonte, a due passi dalla vittima. 

La giovane trovò la forza di denunciare i 12 ragazzi che la brutalizzarono: gli aiuti e il supporto psicologico, tanto decantati, non sono mai giunti e, per cercare pace e tranquillità, necessarie alla ricostruzione dell’equilibrio psicologico, la famiglia ha lasciato Pimonte.

A denunciare l’assurdo epilogo, è stato oggi il garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Campania, Cesare Romano: “All’indomani della notizia molti gridavano allo scandalo stigmatizzando l’accaduto e sollecitando le istituzioni locali e regionali perché adottassero le iniziative necessarie a proteggere la minore e a sensibilizzare gli adolescenti di Pimonte per stimolare una condanna collettiva dell’accaduto”.

La ragazza che ha denunciato è stata costretta ad allontanarsi, ad abbandonare la comunità ove si era integrata, gli stupratori invece, che sono stati messi alla prova nel medesimo paese, continueranno a vivere tranquilli e indisturbati nel loro contesto. “Questo il modello per i nostri giovani? Questa la giustizia? Questa la protezione?” ha detto, visibilmente scosso, il garante che denuncia l’insensibilità istituzionale dimostrata da chi ne aveva assunto impegno.

La vicenda, risalente alla fine dello scorso luglio, suscitò scalpore e la ferma condanna da parte delle istituzioni della cittadina del Napoletano: qualcuno, in paese, tra i genitori dei violentatori minorenni, prese a dire che del resto la ragazza se l’era cercata, che era una facile. Undici ragazzi autori dello stupro di gruppo vennero trasferiti in una comunità di recupero con l’accusa di violenza sessuale, mentre uno che aveva meno di 14 anni venne semplicemente affidato alla famiglia. 

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