Nelle scorse ore, l’evento DealBook organizzato dal New York Times ha permesso di ascoltare il parere di Mark Zuckerberg, CEO di Meta, non solo sui progetti della sua azienda, ma anche in merito alla gestione di Twitter da parte di Musk, al rapporto con Apple, e alle preoccupazioni in merito alla privacy curata da TikTok.
In merito alle questioni interne, Mark Zuckerberg che ha iniziato l’intervista interfacciandosi con un avatar del giornalista nel Metaverso, ha spiegato che sia fallace l’idea di un’azienda schiacciata sullo sviluppo del Metaverso, posto che molte delle sue attenzioni andranno anche alla monetizzazione di WhatsApp in quanto si tratta di una piattaforma, in quel senso, “in gran parte non sfruttata“. In merito ai Reels, il proprio formato di video brevi creativi (presente su Instagram e Facebook), il giovane CEO ha spiegato che “ha la metà del traffico dell’app di condivisione video virale TikTok al di fuori della Cina”.
Proprio in merito a TikTok, Zuckerberg ha spiegato che in diversi paesi i dati finiscono direttamente al governo e, in tal senso, vi sono molte domande sull’influenza del governo di Pechino su ByteDance Ltd, la società che controlla TikTok. Passando a un altro rivale, Twitter, il co-fondatore di Facebook si è detto curioso di vedere come andrà a finire con la gestione che ne sta facendo Musk, spiegando che non tutti gli approcci messi in atto funzioneranno.
Passando ad Apple, Zuckerberg si è in parte unito alle passate proteste di Musk, spiegando che Apple si arroga il diritto di stabilire quali app possano stare sui dispositivi, mentre Android permette l’installazione in sideloading delle app, il ricorso anche ad altri store applicativi, e dialoga con diversi produttori, all’insegna di un approccio più aperto che Meta stessa sta seguendo con i suoi visori e nell’edificazione del Metaverso. Sulla moderazione dei contenuti attuata da Apple, Zuckerberg ha parlato di un conflitto di interessi che non va a favore delle persone, posto che è spesso rivolta ai rivali.
Più in generale, l’imprenditore ha spiegato che nessuna azienda o persona dovrebbe poter prendere certe decisioni e, in tal senso, la sua azienda è stata pioniera, ideando un ente esterno (l’Oversight board) a cui le persone possono fare appello.