Twitter: tra dirigenti in uscita ed ex CEO in ritorno, embed e menzioni a pagamento

Emergono nuovi dettagli sulle prossime mosse di Musk alla guida di Twitter, col destino forse segnato per diversi dirigenti, un probabile ritorno del co-fondatore Dorsey, e ipotesi di monetizzazione per citazioni ed embed di tweet da utenti verificati.

Twitter: tra dirigenti in uscita ed ex CEO in ritorno, embed e menzioni a pagamento

In un modo o nell’altro, il social Twitter continua a far parlare di sé per la ormai sicura acquisizione da parte di Musk, col noto miliardario che potrebbe licenziare illustri dirigenti del canarino azzurro, per riaccogliere l’ex CEO Dorsey, e puntare sul far pagare i tweet embeddati o citati. 

L’inizio settimanale di Twitter si è aperto nuovamente all’insegna di Elon Musk, la cui azienda principale, Tesla, nei giorni scorsi è crollata in Borsa del 20% quando si è avuto conferma del fatto che il miliardario aveva venduto un’altra tranche di azioni della stessa, per finanziare l’acquisto di Twitter, mettendo assieme, grazie alla dismissione di 9.6 milioni di azioni, qualcosa come 8.4 miliardi di dollari. Tra i timori degli analisti, vi è il fatto che Elon Musk potrebbe essere distratto, nella direzione di Tesla, dalla nuova realtà che si avvia a controllare.

Attualmente, il CEO di Twitter in carica, Parag Agrawal, attraversa un periodo non facile, come dimostrato dal fatto che ha dovuto pacificare i dipendenti, in una riunione aziendale tenutasi venerdì, sul loro futuro, dicendo – a chi gli chiedeva un parere sincero su quanto stesse accadendo – che capiva i diversi sentimenti che provavano sugli ultimi eventi, anche se in una precedente occasione aveva ribadito che non erano per ora previsti piani di licenziamento.

Qualche siluramento, in verità, potrebbe esservi, a partire dai piani alti. Di recente, la Global Head of Partners di Twitter, Lara Cohen ha pubblicato messaggi di vicinanza e appoggio verso due dirigenti del social criticate da Musk (a tal proposito accusato di “misoginia“), rappresentate da Vijaya Gadde, responsabile legale della piattaforma (che guadagna 17 milioni di dollari all’anno, e che potrebbe essere liquidata con una buonuscita 12,5 milioni di dollari), e dal Chief Marketing Officer del canarino azzurro, Leslie Berland. 

Lo stesso CEO, Agrawal, secondo Reuters, avrebbe le ore contate e dietro il suo eventuale siluramento potrebbe esservi il ritorno dell’ex CEO, Jack Dorsey che, guarda caso, nelle scorse ore, ha ripreso a pronunciarsi su Twitter, assumendosi le responsabilità della sua gestione, con decisioni prese in base alle informazioni disponibili, anche se la sua colpa maggiore è stata di non rispondere abbastanza velocemente ad alcuni problemi. Tra i cambiamenti che lui metterebbe in atto, vi sarebbe senz’altro, più che l’adozione di un protocollo aperto, quello di una maggior trasparenza in merito alle politiche alle operazioni dell’azienda. Una cosa che invece non farebbe mai è quella dei ban permanenti (con l’eccezione di quelli per le attività illegali). 

Dorsey potrebbe non essere il solo ad autocandidarsi per un’assunzione presso Twitter. Ultimamente, il miliardario è stato sommerso sul microblog da diverse candidature di utenti che si propongono per un lavoro sulla piattaforma, a volte semplicemente per scherzo (come Lex Fridman, ricercatore del MIT, che si è proposto come chief love officer, per aumentare la quantità di amore nel mondo), a volte più che seriamente (come Nikita Bier, co-ideatrice dell’app di sondaggi positivi, ora di Meta che l’ha chiusa, tbh).

Musk, tra l’altro preso in un confronto a distanza con la leader dei giovani democratici USA Alexandria Ocasio-Cortez, che aveva parlato di crimini d’odio in merito a un miliardario con un problema di ego che controlla unilateralmente un’enorme piattaforma di comunicazione, che però si era rivelato essere Zuckerberg, secondo alcune fonti starebbe valutando anche altri modi, oltre a intervenire sul personale, per monetizzare Twitter e, tra questi, vi sarebbe l’idea di far pagare per gli embed dei tweet, ovvero quando un sito include una finestra che visualizza un dato tweet. Nello specifico, l’idea sarebbe di far pagare se l’embed riguarda il tweet di un utente verificato (all’insegna di una decisione che potrebbe coinvolgere anche le menzioni di tweet di utenti verificati). 

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