Di recente, Twitter ha affrontato grandi cambiamenti, come il varo di diverse novità in tema shopping, che coinvolgono i live, e l’avvicendamento alla guida della piattaforma di Parag Argawal, che prende il posto del fondatore, Jack Dorsey, dimessosi nelle scorse ore. Più o meno nello stesso range temporale, il social californiano ha diramato le nuove direttive della sua policy sulle informazioni private.
Da tempo, Twitter impedisce il doxxing, cioè la condivisione non autorizzata di informazioni personali, tra cui documenti d’identità, numeri di telefono, indirizzi, etc: sempre con lo scopo di tutelare soggetti che potrebbero essere penalizzati da tali rivelazioni, come nel caso di attivisti, donne, dissidenti, e membri delle comunità minoritarie, viene anche impedito che si possa anche solo intimidire qualcuno minacciando di rivelarne tali informazioni.
Ora, la policy di tutela delle informazioni private di Twitter va ad abbracciare anche i media, ovvero le immagini e i video, con la conseguenza che se viene segnalata una condivisione non consensuale di un medium di questo genere, il social procederà con azioni ad hoc: ad esempio si potrà chiedere al postatore di eliminare il tweet, prima di intervenire in prima persona, e potrà anche esser deciso di ridurre la visualizzazione del cinguettio nei risultati di ricerca o nelle risposte. Non è neanche esclusa la sospensione permanente di coloro che dovessero violare le nuove norme.
Ci sono delle eccezioni alla regola, che coinvolgono i personaggi pubblici. Nello specifico, le nuove policy non intervengono se un medium fa notizia, ovvero aggiunge valore al discorso pubblico, o risulta condiviso nell’interesse pubblico.
Nel considerare, poi, se intervenire, verrà anche considerato se il medium incriminato sia già presente su altri mezzi di comunicazione (tra cui TV e giornali). Ciò, viene sottolineato, non invalida però il fatto che siano proibiti anche nei riguardi di queste categorie pubbliche comportamenti abusivi (es. il revenge porn con condivisione di nudo non autorizzato) o che si intervenga se certe cose vengono condivise per “molestare, intimidire o usare la paura per metterli a tacere“.