Twitter, la società di Elon Musk che ha acquisito il social network omonimo nel 2021, ha inviato una lettera a Meta, la nuova denominazione di Facebook, in cui la accusa di aver violato i suoi diritti di proprietà intellettuale e di aver assunto ex dipendenti di Twitter per sviluppare Threads, la sua nuova app per la condivisione tramite testo.
Threads, lanciata ieri negli Stati Uniti e nel Regno Unito, è una “sorta di Instagram in cui le immagini vengono sostituite dalle parole“, come ha spiegato Mark Zuckerberg, il fondatore e CEO di Meta. L’app permette agli utenti di creare e seguire dei “thread” o filoni di conversazione su vari argomenti, come politica, sport, arte, musica e altro. Secondo Twitter, però, Threads è una copia della sua piattaforma, basata anch’essa sui testi brevi e sugli hashtag.
Inoltre, Twitter sostiene che Meta abbia assunto dozzine di ex dipendenti di Twitter nell’ultimo anno, in violazione dei loro accordi di non concorrenza e con lo scopo di sfruttare le loro conoscenze riservate per accelerare lo sviluppo di Threads. Twitter accusa anche Meta di aver effettuato “data scraping“, ovvero l’estrazione non autorizzata di dati da Twitter, per migliorare le funzionalità e l’algoritmo di Threads.
Questa pratica sarebbe stata una delle ragioni che hanno spinto Musk a limitare la visualizzazione dei tweet agli utenti sulla sua piattaforma. La lettera inviata da Alex Spiro, l’avvocato personale di Musk e socio dello studio legale Quinn Emanuel, è una sorta di “minaccia di azione legale” a tutti gli effetti. Twitter chiede a Meta di cessare immediatamente l’utilizzo dei suoi segreti commerciali e delle sue proprietà intellettuali e si riserva il diritto di cercare sia rimedi civili che provvedimenti ingiuntivi senza ulteriore preavviso.
Meta ha respinto le accuse tramite un post su Threads del suo direttore delle comunicazioni, Andy Stone. Stone ha affermato che nessuno nel team di ingegneri che si occupa dello sviluppo di Threads è un ex dipendente di Twitter e che l’app è frutto della creatività e dell’innovazione di Meta. Anche Elon Musk è tornato a twittare dopo un giorno intero di silenzio, cosa molto rara per lui. Con poche parole, il miliardario ha espresso la sua posizione: “La concorrenza va bene, il barare no“. Siamo solo all’inizio di una lunga battaglia legale tra due giganti del web che si contendono il mercato e l’attenzione degli utenti. Chi avrà la meglio? Solo il tempo lo dirà.