Twitter Files: Musk svela i legami del social con le forze politiche

Secondo il materiale divulgato da un giornalista con l'aiuto di Musk, in passato Twitter sarebbe stato poco trasparente, rimuovendo file e mettendo account sotto sorveglianza su richiesta di Democratici (e Repubblicani).

Twitter Files: Musk svela i legami del social con le forze politiche

Almeno da diversi giorni Elon Musk, neo proprietario di Twitter, minacciava la pubblicazione di documenti segreti del social e, alla fine, la parola è stata mantenuta davanti ai suoi circa 120 milioni di follower, con l’avvio della divulgazione dei Twitter Files.

Nelle scorse ore, Matt Taibbi, giornalista freelance della rivista Rolling Stones, grazie ai documenti ricevuti da Musk, ha avviato la pubblicazione di un thread in più puntate, con la prima focalizzata sui rapporti che i Repubblicani e i Democratici avevano col team della moderazione del social, con entrambe le forze politiche che a più riprese hanno contattato la piattaforma per ottenere la rimozione (o che ne fosse almeno valutata la rimozione) di tweet scomodi.

Il caso clou è quello, prima delle elezioni che portarono all’elezione quale presidente USA di Joe Biden, del New York Post che, il 14 ottobre 2020, pubblicò lo scoop di alcune mail segrete del figlio di quest’ultimo, Hunter Biden: all’epoca, il “Biden Team”, millantando la provenienza delle mail da un hackeraggio (in realtà era semplicemente stato dimenticato il computer in un negozio di riparazioni) chiese e ottenne “passi eccezionali per sopprimere la storia“: nello specifico, vennero pubblicati avvisi di contenuto non sicuro, rimossi i collegamenti alla storia e, in più, adottando una misura che si usava solo per combattere la condivisione di materiale pedopornografico, ne venne financo bloccata la condivisione tramite messaggi diretti.

Non solo: Kayleigh McEnany, portavoce della Casa Bianca sotto Trump, solo per aver fatto riferimento allo scoop del New York Post, non poté accedere al proprio account per rilanciarne la storia, visto che le era stato bloccato. In altri casi, continua il post inaugurale dei Twitter Files, era addirittura possibile ottenere che alcuni account fossero messi sotto osservazione: Taibbi in questo caso parla di quanto accadde nell’Ottobre 2020, con un elenco di account segnalati dal Biden Team, tra cui quello di James Woods, noto attore e sostenitore trumpiano.

Secondo Taibbi, a questo sistema di controllo “favorito” fecero ricorso ambedue le forze politiche, visto che anche dallo staff di Trump erano giunte richieste, “accolte e soddisfatte“, “per censurare alcuni post e account“. 

Alla fine, il meccanismo di censura e sorveglianza portato alla luce sfuggì al controllo di chi lo aveva messo in piedi, come un Frankenstein che si ribellasse al suo creatore, tanto da destare persino le perplessità dell’allora CEO (e co-fondatore) del social Jack Dorsey che, oltre ad aver commentato la rimozione dello scoop come più grave della storia stessa, fece avviare un’indagine interna in merito all’accaduto. 

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