Twitter difende e argomenta la stima degli account falsi. Con disappunto di Musk

Potrebbe essere riassunto diplomaticamente in tal modo il confronto vivace che nelle scorse ore si è consumato tra il CEO di Twitter, Agrawal, e l'aspirante acquirente, Elon Musk, con quest'ultimo che ha etichettato molto male tutte le spiegazioni ricevute.

Twitter difende e argomenta la stima degli account falsi. Con disappunto di Musk

Non sembra procedere propriamente sui binari della serenità e del fair play il processo di acquisizione di Twitter, per ora sospeso dal candidato acquirente Elon Musk che, dopo aver criticato gli algoritmi della piattaforma, salvo venir rimbrottato dall’ex CEO e co-fondatore Jack Dorsey, ne ha avute da dire anche sul numero di account falsi operanti sul canarino azzurro.

Secondo Elon Musk è difficile credere che sia vera la stima di Twitter, secondo cui solo il 5% dei suoi utenti sarebbe formato da bot o account falsi e, per tale motivo, dallo stesso è arrivata la proposta ai suoi follower di condurre un esperimento alla buona, operando – come fatto dal suo team – su un campione di 100 follower, condividendo poi quanto scoperto. Inutile dire che è subito arrivata la più che circostanziata risposta dell’attuale CEO del social, Parag Agrawal.

Quest’ultimo ha spiegato rivelato che, con rassicuranti margini di errore, le stime sugli account falsi, negli ultimi 4 trimestri, erano sempre inferiore al 5% degli account attivi giornalieri monetizzabili mDAU (identificati formalmente dalla piattaforma come gli “utenti Twitter che hanno effettuato l’accesso o sono stati in altro modo autenticati e hanno effettuato l’accesso a Twitter in un dato giorno tramite Twitter.com o applicazioni Twitter in grado di mostrare annunci“).

Nell’ottenere tale calcolo, Agrawal ha spiegato che, con tanto di revisioni umane eseguite su campioni di utenti, si tiene conto sia di dati pubblici, come la mancanza di foto nei profili o il pubblicarsi di post strani, ma anche di dati privati che, ipso facto non possono essere condivisi, come cosa fa l’utente quando è attivo, il numero di telefono, il suo indirizzo IP, la firma del browser-client, la geolocalizzazione, etc.

Stime simili, sempre secondo Agrawal, non possono essere fatte dagli utenti comuni, sia perché non sono al corrente nemmeno di quanti utenti siano conteggiati ogni giorno come attivi e monetizzabili, ma anche perché spesso le campagne di spam sono molto articolate, usando bot e componente umana, con molti account reali compromessi per appoggiare una campagna di spam, account che sembrano reali in superficie pur non essendolo, e account che sono molto dannosi anche se, invece, in superficie possono sembrare del tutto legittimi. 

Nel caso di Twitter, Agrawal, quasi ammettendo la perfettibilità del sistema di lotta agli account falsi impiegato internamente, ha rivelato che la piattaforma aggiorna di continuo i propri sistemi e regole, per rimuovere tutto lo spam possibile, senza generare attriti per le persone reali o sospenderne inavvertitamente alcune ma, soprattutto (per citare un’altra idea di Musk), senza che sia necessario risolvere un codice Captcha a ogni uso del social. 

Ovviamente Musk non si è fatto scappare l’occasione per una controreplica, invero molto stringata, all’intero discorso fatto da Agrawal, sostanziatasi in una sola icona, il poo, un monticello di feci, sorridente e con grossi occhioni. 

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