Nei giorni che seguono i terribili eventi in cui Parigi è stata coinvolta, la rete si è decisamente mobilitata contro l’autoproclamato Stato Islamico dell’Isis. Abbiamo visto come gli hackivist di Anonymous si siano mobilitati chiudendo diversi account sociali e procurandosi parecchie informazioni sensibili poi rese pubbliche.
Anche i gestori ufficiali delle varie piattaforme stanno prestando molta attenzione affinché le loro creazioni non vengano utilizzate (troppo) dai simpatizzanti islamisti per pubblicizzarsi e per reclutare nuovi attentatori.
Facebook, come anche Twitter, sta chiudendo – in queste ore – diversi profili associati all’Isis con una decisione che non ha precedenti. Nel bene e nel male.
E’ accaduto, infatti, che a rimanere vittima della “pulizia” attuata da Mark Zuckerberg sul suo network sia stata anche una ragazza che non c’entrava assolutamente nulla con i terroristi di cui sopra. Nello specifico parliamo di Isis Anchalee, una bellissima ragazza esperta di programmazione (ingegnere informatico) che certo non si poteva dire poco nota. In passato, la Anchalee aveva varato la campagna #iLookLikeAnEngineer (io sembro un ingegnere) con la quale intendeva infrangere lo stereotipo che vuole le programmatrici tutte brutte, brufolose ed occhialute. Con l’hashtag in questione, ed una foto dotata di cartello esplicativo, Isis confermava – appunto – che anche lei era una programmatrice e che certo brutta non lo era affatto. Anzi.
Ebbene, come dicevamo, i guai per Anchalee non si sono certo fermati alla passata discriminazione estetica nei suoi confronti: di punto in bianco, certando di accedere al suo profilo Facebook in queste ore, la ragazza si è resa conto d’esser stata bannata dal social blu.
Motivo? Si chiamava, per l’appunto, Isis e un qualche strano algoritmo ne aveva dedotto che dovesse essere una terrorista o press’a poco qualcosa di simile.
Ovviamente Anchalee ha provato a contattare Facebook per spiegare l’assurdità della cosa ed ha inviato ben 3 mail a Facebook con tanto di scansione della sua carta d’identità per dire che, sì, lei si chiama proprio in quel modo…Isis!
Frustrata dalla mancata risposta del social di Zuckergberg, la programmatrice in questione non ha avuto altra chance che sfogarsi su Twitter dove, infatti, ha spiegato che l’accaduto concludendo che nemmeno l’evidenza è bastata a Zuckerberg per ritornare sui passi. Il suo post è diventato, in breve, virale con oltre 1500 condivisioni (retweet) e, alla fine, qualcosa è successo.
Omid Farivar, del team Facebook User Experience, le ha scritto – sempre via Twitter – di aver accertato l’accaduto e che entro qualche ora l’account le sarebbe stato riattivato. Cosa che è puntualmente accaduta, permettendo quindi alla sfortunata quanto innocente programmatrice di poter tornare con i suoi affezionati follower.