Ormai da qualche tempo è noto che Netflix metterà a disposizione un servizio in abbonamento con pubblicità, in collaborazione con Microsoft (che sta interloquendo a tal proposito con fornitori di tecnologia e agenzie pubblicitarie). Nelle scorse ore, grazie a persone informate sui fatti ma restate nell’anonimato, il portale economico Bloomberg ha anticipato diversi meccanismi di funzionamento di questo piano in abbonamento ad based, compresi gli eventuali prezzi.
Il nuovo livello di iscrizione a Neftlix, che secondo la società di analisi dei media Ampere Analytics dovrebbe portare, entro il 2027, un guadagno, tra abbonamenti e vendita di inserzioni, pari a 8.5 miliardi di dollari l’anno, secondo Bloomberg, costerà tra i 7 e i 9 dollari al mese, contro il piano base (qualità SD, 1 solo device per streaming e download dei contenuti) che ne richiede 10, e quello standard (qualità HD, due device per streaming e download), fissato a 15.49 dollari.
Prezzi a parte, Netflix sarebbe intenzionata a posizionare gli annunci pubblicitari solo all’inizio o nel mezzo del contenuto, ma non alla fine: a quanto pare, inoltre, vi dovrebbero essere 4 minuti di annunci per ogni ora di contenuto, contro le principali alternative via cavo che in 60 minuti piazzano 10 o 20 minuti di pubblicità. Una conferma di tale orientamento verrebbe dal fatto che si stanno siglando accordi per piccoli gruppi di annunci.
Sempre secondo le fonti utilizzate da Bloomberg, Netflix vorrebbe evitare quel che accade ad esempio su Hulu, ove uno stesso spot vien proposto più e più volte, come un mantra. Non meno interessante, in questo caso anche in ottica privacy, è il fatto che su Netflix, alla maggior parte degli utenti, appariranno gli stessi annunci: questo perché la piattaforma californiana non vuol spingere troppo sul targeting dello spettatore.
Al momento, sempre tenendo conto che le cose potrebbero cambiare, nei meccanismi di funzionamento, da qui al varo del progetto, le tempistiche di esordio dello stesso vorrebbero la grande N intenzionata a farlo partire, per una manciata (mezza dozzina circa), di mercati nei tre mesi finali del 2022, per poi procedere, a inizio del 2023, su più ampia scala.