Meta, capostipite di noti servizi social, come Facebook e Instagram, ma anche famose piattaforme di messaggistica, come WhatsApp e Messenger, ha annunciato e pubblicizzato diverse iniziative in ottica trasparenza, senza però dimenticare la classica capatina nel settore dell’amato Metaverso.
La prima notizia relativa a Meta, in questa coda settimanale, è rappresentata da un “autogol” compiuto nel malriuscito tentativo di dimostrare che i propri algoritmi non amplifichino contenuti dannosi, divisivi, e discutibili: a tal proposito, il colosso dei social ha condiviso il report sui contenuti più visualizzati nei primi tre mesi del 2022 (Q1 2022). Una prima analisi mostra che, tra i link più visti in questo lasso di tempo, due, che prima d’esser rimossi avevano totalizzato circa 60 milioni complessivi di visualizzazioni, avevano violato le politiche di Facebook. Cambiando metodologia, per incrementare l’accuratezza nel riflettere ciò che gli utenti guardano in-app, si è deciso di non conteggiare i link che non visualizzano le anteprime: in questo caso, è emerso che, su 20 dei link più condivisi nel Q1 2022, almeno 6, poi rimossi quanto ormai erano stati soggetti a circa 112 milioni di visualizzazioni, erano in violazione delle regole del social.
Nel proseguire le proprie operazioni di trasparenza, nelle scorse ore, Meta ha reso noto che inizierà a inviare agli utenti delle notifiche in merito alle modifiche alle sue policy sulla privacy che entreranno in vigore il prossimo 26 Luglio: tali policy aggiornate, secondo quanto dichiarato nel blog ufficiale dell’azienda, rispecchiano “una maggiore richiesta da parte delle autorità di regolamentazione e nella legislazione sulla privacy affinché siano più esaurienti” ma, nel contempo, sono il risultato del tentativo anche di renderle meno complesse.
All’atto pratico, la conseguenza di tali modifiche si è tradotta nell’adozione di più frasi in grassetto, sottotitoli e infografiche per spiegare ciò che Menlo Park può o meno fare con i dati degli utenti: in più, sono stati consolidati in un’interfaccia unificata i controlli esistenti sugli annunci che gli utenti possono vedere, mentre l’introduzione di una nuova impostazione offrirà un “maggiore controllo su chi può vedere i propri post per impostazione predefinita“.
Con lo scopo invece di far maggiore chiarezza su ciò che ci si aspetta da Menlo Park e da chi ne usa i servizi, saranno inclusi anche degli aggiornamenti dei suoi suoi termini di servizio, in ragione dei quali verrà fatta chiarezza su quanto accade quando un account viene eliminato o su quali sono i casi che potrebbero portare a disabilitare o chiudere un account.
In merito alle modifiche di cui sopra, gli utenti non dovranno fare nulla di particolare per continuare ad adoperare i servizi del colosso dei social, con la chiosa, però, secondo cui chi non si sentisse di accettare quanto oggetto delle modifiche è pur sempre libero di lasciare i servizi di Meta. Ovviamente, il tutto non ha incontrato la piena approvazione di quanti si occupano di privacy, basti pensare ai primi commenti dell’attivista, autrice del tomo “Technology Is Not Neutral: A Short Guide to Technology Ethics”, Stephanie Hare che, a tal proposito, ha spiegato come il nuovo approccio sposti la responsabilità verso gli utenti che, accettando il tutto quale “compromesso sulla privacy per la connessione sociale“, si limiteranno al fare click su quanto verrà loro proposto.
Da tempo, Meta ha creato il Facebook Open Research and Transparency, o FORT, per aiutare qualificati ricercatori accademici a studiare l’impatto dei social media sulla società: grazie a tale piattaforma, anche in vista delle prossime elezioni di medio termine negli USA, la casa madre di Facebook ha annunciato che, entro fine mese, metterà a disposizione di ricercatori indipendenti selezionati, che si siano candidati all’iniziativa, una serie di dati che ad esempio permetterà di capire come siano stati selezionati i gruppi d’interesse per indirizzare ogni singolo annuncio.
Tali dati, a Luglio, saranno messi a disposizione anche degli utenti comuni, mediante il già esistente portale “Ad Library” al cui interno si potranno pure rinvenire le informazioni (es. interessi, dati demografici, posizione) di targeting degli annunci in modo che, per fare un esempio, si potrà scoprire che, su 2.000 annunci in merito a questioni di politica, elezioni e sociali, pubblicati per 30 giorni in una pagina, il 40% della relativa spesa è stato direzionato su persone che “s’interessano di politica” o “che vivono in Pennsylvania“.
Non di sole operazioni di trasparenza vive, però, Meta che, come noto, è sempre più impegnata nell’edificare il suo Metaverso. Ad oggi, gli avatar della piattaforma (ma, in verità, anche quelli del metaverso di Microsoft) sono più che altro simili a dei torsi fluttuanti, privi di gambe. Volendo però vendere oggetti digitali per personalizzarli, sarà necessario che divengano maggiormente realistici, sino ai lacci delle scarpe: a tal proposito, Mark Zuckerberg, CEO di Meta, ha annunciato che la divisione Meta AI ha creato la MyoSuite, una piattaforma AI in cui le simulazioni muscolo scheletriche, di 4.000 volte più veloci dello stato dell’arte attuale, potranno essere addestrate a compiere movimenti complessi, tipo ruotare delle palline in una mano, appunto in modo da contribuire (oltre che alla creazione di protesi migliori) anche alla realizzazione di più realistici avatar.