Meta, la società che ha cambiato il nome da Facebook Inc. a ottobre 2023, sta vivendo un momento difficile in Europa. Il suo nuovo servizio di social media, Threads, che mirava a competere con Twitter, ha deluso le aspettative e non è ancora accessibile nell’Unione Europea. Inoltre, l’autorità norvegese per la protezione dei dati ha imposto a Meta una multa giornaliera di 90 mila euro per aver violato la privacy degli utenti con le sue pratiche di tracciamento online. In questo articolo analizzeremo i motivi del fallimento di Threads e le conseguenze della multa in Norvegia.
Threads, l’app di microblogging lanciata da Meta all’inizio di luglio, sta assistendo a un forte calo della sua base di utenti, mentre Twitter rimane impassibile. L’app, che si proponeva come una sfida al colosso dei 280 caratteri, sembra essere diretta verso una tomba prematura. Threads ha raggiunto i 100 milioni di utenti attivi settimanali in soli cinque giorni dal lancio, battendo il record di Pokémon Go come app mobile più scaricata al debutto.
L’India, il Brasile e gli Stati Uniti sono stati i paesi con il maggior numero di download. L’app ha anche ricevuto il suo primo importante aggiornamento, introducendo il pulsante di modifica dei post, il supporto multi-account e l’integrazione con ActivityPub, il protocollo che alimenta Mastodon. Tuttavia, questi numeri impressionanti non sono stati accompagnati da una fedeltà degli utenti. Secondo i dati di SimilarWeb e Sensor Tower, c’è stato un calo del 20% degli utenti attivi giornalieri e del 50% del tempo trascorso su Threads tra sabato 8 luglio e mercoledì 12 luglio.
Inoltre, l’app non è ancora disponibile in Europa, dove Meta ha bloccato l’accesso a tutti gli utenti continentali che erano riusciti a scaricarla, tramite VPN, in attesa del via libera dei regolatori sul trattamento dei dati personali.
Quindi cosa è andato storto con Threads? Bene, molte cose sono andate storte e alcuni di queste erano molto evidenti. Innanzitutto, l’app sembra un’estensione di Instagram piuttosto che qualcosa di autonomo. Per registrarsi, infatti, è necessario avere un account Instagram e per eliminare il proprio account Threads bisogna eliminare anche quello di Instagram. Inoltre, l’app è una versione barebone (scarna) di ciò che Twitter offre e non ha quasi abbastanza funzionalità. Per esempio, non ha un feed cronologico o il supporto agli hashtag.
È noto a tutti che Threads ha in programma di aggiungere una serie di nuove funzionalità dopo il lancio, ma saranno davvero abbastanza per impedire all’app di affondare irrimediabilmente? Dai dati disponibili, la piattaforma sembra avviata verso un fallimento e solo un colpo di fortuna potrebbe scongiurarlo. Nel frattempo, Twitter, la piattaforma che tutti credevano che Threads avrebbe soppiantato, non ha perso utenti. Al contrario, ha continuato a introdurre nuove funzionalità per tenere il suo pubblico soddisfatto e attrarne di nuovo.
Threads si proponeva come il “Twitter di Instagram“, ma forse ha dimenticato che Twitter è già Twitter. E Twitter non si lascia intimidire facilmente.
Passando alla seconda brutta notizia per Meta, la società che controlla Facebook e Instagram è stata multata dall’autorità norvegese per la protezione dei dati per aver violato la privacy degli utenti con le sue pratiche di tracciamento online. L’azienda dovrà pagare una multa giornaliera di 90 mila euro se non si adeguerà alle norme entro il 4 agosto. L’autorità norvegese ha vietato a Meta di usare le cosiddette inserzioni comportamentali su Facebook e Instagram, ovvero quelle basate sulle informazioni raccolte sulle attività, le preferenze e gli interessi degli utenti.
Questo tipo di pubblicità, secondo il regolatore, viola il consenso degli utenti e il loro diritto alla privacy. La decisione segue una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea del 4 luglio, che ha stabilito che Meta stava raccogliendo illegalmente i dati degli utenti per personalizzare gli annunci pubblicitari senza il loro esplicito consenso, ma soltanto sulla base del “legittimo interesse” dell’azienda.
Meta ha dichiarato di essere al corrente della decisione dell’autorità norvegese e di essere in fase di revisione della stessa. Un portavoce dell’azienda ha affermato di continuare a confrontarsi in modo costruttivo con il DPC irlandese, il suo principale regolatore nell’UE, per quanto riguarda la sua conformità alla sua decisione. Meta è sotto pressione in tutta Europa per le sue pratiche pubblicitarie basate sui dati. A gennaio, l’azienda è stata multata per un totale di 390 milioni di euro per aver violato la privacy degli utenti europei. A luglio, l’autorità irlandese per la regolamentazione dei dati ha stabilito che Meta non può raccogliere i dati degli utenti per la pubblicità comportamentale.