Un po’ come gli hacker etici di Anonymous, anche i colossi dei social come Meta, ex Facebook Inc, e Twitter, hanno deciso di non restare indifferenti a quanto sta accadendo in Ucraina, mettendo in campo (rispetto alle precedenti) nuove iniziative ad hoc.
Assecondando richieste giunte dall’Europa e da vari governi continentali in merito al trattamento dei media retti dal governo russo, Meta, tramite il presidente degli affari globali Nick Clegg, ha fatto sapere che in tutta l’Europa limiterà l’accesso ai siti Sputnik e Russia Today. WhatsApp e Messenger già offrono la crittografia end-to-end ai propri utenti: ora, fa sapere Clegg, è stato deciso di mettere questa tecnologia anche a disposizione di coloro, in Ucraina e Russia (perché “continuino ad essere in grado di ascoltare il presidente Volodymyr Zelenskyy e altri in Ucraina“), che usano i messaggi diretti di Instagram: ciò avverrà tramite un avviso che li inviterà, se lo desiderano, a passare a una conversazione protetta.
Il capo della sicurezza di Meta, Nathaniel Gleicher, ha invece reso noto che sarà reso più difficile agli utenti il trovare attraverso le piattaforme dell’azienda le Pagine e i contenuti (retrocessi quelli delle pagine Facebook e degli account Instagram) dei media russi controllati dallo stato.
Considerando però che, con lo scopo di eludere tali misure, potrebbero essere creati nuovi collegamenti dinamici e nuovi siti, Meta si adeguerà man mano che conferma la cosa, ad esempio applicando delle etichette alle ulteriori “pagine Facebook e account Instagram (gestiti – ndr) dai media russi controllati dallo stato” sì che gli utenti abbiano contezza di chi stanno consultando. Tra le misure annunciate da Meta figura anche la decisione di impedire ai media russi, in qualsivoglia parte del mondo, di pubblicare annunci e di monetizzare sulla piattaforma di Menlo Park.
Sempre da Glacier, in vista di minacce online che potrebbero colpire giornalisti, politici, personaggi pubblici, militari che operano in Ucraina, arrivano i consigli di usare l’autenticazione a due fattori sui propri device, di adoperare password complesse, magari generate e gestite da appositi generatori ed evitando di riutilizzare sugli account online le stesse password: anche il far attenzione a quando si inseriscono le credenziali online sui siti, e a “quando accettano richieste di amicizia e aprono link e file da persone che non conosci” sarebbero – dice l’esperto – delle buone cautele.
Nelle scorse ore, diversi utenti hanno confermato su Twitter d’aver ricevuto delle mail da Meta nelle quali li si invitava ad attivare il livello di protezione “Facebook Protect” (comprensivo anche dell’autenticazione a due fattori) con tanto di link diretto verso l’impostazione: molti hanno pensato a un attacco di phishing, tanto che è dovuta intervenire l’azienda di Menlo Park in persona a confermare d’essere effettivamente la fonte delle mail, spedite perché magari non si segue la piattaforma come al solito, alle persone con alta possibilità d’essere prese di mira, visto che magari – come appunto i giornalisti – hanno il “potenziale per raggiungere molte persone ” e ciò “potrebbe richiedere una maggiore sicurezza“.
Mutuando un’iniziativa analoga assunta per frenare le fake news da coronavirus, il social rivale Twitter ha invece riferito che applicherà etichette di color arancione sia ai “link provenienti dalle testate identificate dal social network come statali” che “a tutti i tweet che rimandano ai media russi finanziati direttamente dal Cremlino“. La decisione, motivata dal fatto che dopo l’invasione russa dell’Ucraina ci sono stati pressappoco 45mila tweet al giorno che condividevano contenuti da media ammanicati col Cremlino, ha la chiara finalità di aiutare le persone che su Twitter cercano informazioni credibili sugli eventi bellici di questi giorni.