Nelle scorse giornate, Meta Platforms, la parental company di Facebook e delle principali app di messaggistica al mondo, ha forse posto la parola fine allo scandalo Cambridge Analytica: nel frattempo, però, il colosso di Menlo Park, impegnato nell’allestire un servizio di assistenza per i suoi utenti, è stato preso di mira dall’ex compagna di Elon Musk.
La prima novità in quota Meta di quest’avvio di settimana riguarda l’affaire Cambridge Analytica, scoppiato nel 2018, quando si scoprì che Facebook aveva passato illegalmente i dati di oltre 87 milioni di utenti all’azienda inglese Cambridge Analytica, che all’epoca aveva un contratto di consulenza col miliardario Donald Trump e che, grazie a quei dati, compilò i profili psicologici degli utenti, utili a veicolare con la massima efficacia possibile dei messaggi elettorali che poi portarono effettivamente alla vittoria di Trump, alle presidenziali del 2016.
Da allora Zuckerberg è stato ascoltato presso il Congresso degli Stati Uniti e, ora, per evitare, a lui alla sua dimissionaria direttrice operativa Sheryl Sandberg di essere interrogati il 20 Settembre dalla controparte, ovvero dagli avvocati degli utenti coinvolti nella causa sulla violazione della privacy che nacque da quello scandalo, è emerso che Meta avrebbe raggiunto, secondo le carte depositate presso il tribunale federale di San Francisco, un accordo preliminare con i querelanti che, al netto dei dettagli e dell’esborso finanziario non trapelati, comporterà una sospensiva di 60 giorni del procedimento, necessari alle due parti “per metterlo per iscritto“.
Al momento Meta non ha rilasciato dichiarazioni in merito, ma la giornalista dell’Observer Carole Cadwalladr, che tra le prime indagò sullo scandalo, contribuendo anche al documentario di Netflix “The Great Hack”, ha chiarato in merito: “il fatto che Facebook abbia optato per un accordo a pochi giorni da un controinterrogatorio di sei ore sotto giuramento dà la misura di quanto Zuckerberg voglia disperatamente evitare di rispondere alle domande sull’insabbiamento del data breach“. In passato, Meta aveva pagato in merito una maxi multa di 5 miliardi di dollari, alla FCC (Commissione federale per le comunicazioni).
La seconda notizia in quota Meta arriva grazie a Elon Musk, seppur indirettamente. Nei giorni scorsi, l’ex fidanzata di Musk, la cantante e produttrice canadese Grimes, ha criticato Zuckerberg definendolo poco qualificato a guidare il Metaverso, con grave nocumento per chi ama l’arte e la cultura, come dimostrato dalla scarsa qualità dell’avatar personale condiviso di recente dal CEO di Meta, superato nella resa grafica, a detta della Grimes, persino e letteralmente da ogni gioco indie.
Infine, una rivelazione da Bloomberg. Secondo la testata economica, assecondando quanto raccomandato dal suo consiglio di vigilanza etica introdotto nel 2020, Meta, a 18 anni dall’inizio delle attività (allora come Facebook Inc), si sarebbe finalmente decisa ad allestire un reparto per supportare gli oltre 3 miliardi di utenti delle sue piattaforme social. Al momento, il tutto sembra ancora nelle sue fasi iniziali di sviluppo e non è noto in che modo potrebbe essere in correlazione con un progetto pilota di assistenza via chat intrapreso nel 2021.