Nelle scorse ore, come non fossero già abbastanza tesi i rapporti tra USA ed Unione Europea in merito ai dazi imposti dal presidente americano Trump verso le merci del Vecchio Continente, la Commissione Europea per la Concorrenza ha condannato (di nuovo) il colosso dei motori di ricerca, Google, per posizione dominante, comminandogli una maxi multa da (oltre) 4 miliardi di euro.
In attesa che giunga a conclusione l’inchiesta riguardante il sistema di raccolta pubblicitario di Mountain View (AdSense), la grintosa Margrethe Vestager – presidente della commissione UE per la concorrenza e parte del parlamento europeo in quota social liberali – ha comunicato la decisione presa contro Google che, in questo caso, è accusata d’aver sfruttato il sistema operativo mobile Android (installato sull’80% dei telefoni europei) per incrementare la sua posizione dominante sul mercato.
Ecco le accuse della Commissione per la Concorrenza
Nello specifico, le condotte contestate alla società fondata da Brin e Page sono quelle d’aver pagato alcuni produttori di hardware mobile ed operatori telefonici per adottare Android, d’aver imposto l’installazione di talune app (come il browser Chrome ed il motore di ricerca/Search) onde concedere l’uso del PlayStore che, com’è noto, è lo store dal quale gli utenti possono scaricare o comprare le app per i propri smartphone. Inoltre, risulterebbero anche pressioni perché i produttori commercializzassero i loro device mobili con versioni stock (pure) di Android, non personalizzate tramite interfacce ed app proprietarie (es. la MIUI degli Xiaomi).
Cosa replica ufficialmente il CEO di Google
Google, per bocca del CEO Sundar Pichai, ha ribattuto che le applicazioni pre-installate possono essere rimosse (o quanto meno disabilitate), e sostituite con le numerose alternative disponibili, che Android è in competizione con iOS (Windows Mobile è sparito), e che la distribuzione senza costi del suo OS abbia assicurato enormi vantaggi e risparmi a programmatori e clienti finali, lasciando trapelare che – se la sanzione giungesse a compimento – potrebbe diventar necessario far pagare la licenza androidiana.
Google, nel caso tali argomentazioni non venissero accolte e venisse confermato quanto rilevato dalle indagini della Commissione (sui terminali con Windows Mobile, la percentuale delle ricerche effettuate tramite Google cala al 25% rispetto al 95% di quanto osservato sugli omologhi device Android), rischia non poco.
La Verstager, sicura della conferma della sanzione in sede di appello, ha deciso per una multa di 4,34 miliardi di euro (persino superiore a quella di un anno fa, quando Google dovette scucire 2.4 miliardi di euro per le pratiche non trasparenti messe in atto col comparatore Google Shopping, dedicato all’e-commerce) e, in caso di mancato stop alle pratiche contestate, nei 90 giorni successivi al verdetto finale, scatterà una mora del 5% sugli introiti mondiali giornalieri del colosso americano.