L’India banna il servizio Free Basics: viola la neutralità della Rete

Battuta d'arresto per il progetto di internet universale di Facebook. Secondo l'autorità indiana per la comunicazione, devono esser stoppati i servizi zero rated che promuovono alcuni contenuti a scapito di altri. In pratica siamo al divieto per Free Basics.

L’India banna il servizio Free Basics: viola la neutralità della Rete

Internet.org (o Free Basics), il progetto di internet universale di Mark Zuckerberg, non se la passa proprio bene. Dopo le polemiche dei mesi scorsi in merito al fatto che non rispettasse molto la net neutrality, in queste ore è arrivata una decisione dell’India che, di fatto, mette al bando proprio l’Internet.org di Facebook su tutto l’immenso territorio locale.

Internet.org, in realtà, problemi ne ha sempre avuti, proprio per la sua natura un po’ chiusa. In sostanza, con tale progetto, Zuckerberg e Facebook volevano offrire internet ai paesi ed alle persone più povere che una connessione non se la sarebbero mai potuta permettere. Ad una condizione: noi ti connettiamo gratis, ma tu ti connetti entro il recinto che decidiamo noi. Prima salva di polemiche contro il progetto, e prime modifiche al medesimo: Internet.org diventa Free Basics e si apre a (poche) applicazioni esterne onde fornire informazioni su attualità, salute, meteo e cultura un po’ più variegate.

Niente. La cosa, in India ma anche altrove (es. in Indonesia), non andò comunque giù ai fan della net-neutrality secondo cui non era giusto che qualcuno si prendesse il diritto di sforbiciare il web indiano a suo uso e consumo. Vi furono, parliamo di Dicembre, persino delle manifestazioni in piazza a favore della libertà della rete e le autorità indiane sospesero il progetto di Zuckerberg. Quest’ultimo rilanciò con un’onerosissima campagna di pressione “Save Free Basics in India” che invitava la gente a protestare contro il blocco con l’autorità competente, la Trai.

E’ facile intuire che le autorità di Nuova Delhi non apprezzarono molto queste ingerenze e pressioni da parte del talento di Menlo Park e, così, dopo un altro paio di mesi di consultazioni, è arrivata la sentenza definitiva che, per non apparire “ad personam”, colpisce i servizi “zero rated”, ovvero quei servizi che offrono internet gratis o a tariffe ridotte solo verso determinati contenuti ed app: solo in circostanze eccezionali (es. calamità naturali), gli operatori locali, potranno offrire servizi scontati o gratuiti. Non serve molta immaginazione per capire che a finire KO sarà proprio Free Basics che si appoggiava all’operatore Reliance, con una tal filosofia commerciale, per “pro”(o im)porre i propri servizi informazionali e relazionali.

La piazza, quasi unanimemente, ha festeggiato: per gli indiani, dunque, è meglio non avere del tutto internet (ben 1 miliardo di indiani è off-line) che avere un internet a metà che non favorirebbe un equilibrato accesso alle informazioni. Zuckerberg, per bocca di un suo portavoce Facebook, ha spiegato d’essere rammaricato per la decisione di Delhi e che quest’ultima non minerà il suo impegno ad abbattere le barriere.

Ci sono altri 4 miliardi di persone da caricare in internet ma, visto che Free Basics è stato bannato/vietato in India (pena multe salatissime), almeno per un po’, Zuckerberg dovrà rivolgere le sue attenzioni ecumeniche altrove (es. in Cina, visto gli auguri in Mandarino per il capodanno cinese?).

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