TikTok sta attraversando un periodo cruciale per la sua operatività a livello globale, con nuove sfide legali e richieste di maggiore trasparenza sulle sue pratiche. Due sviluppi importanti stanno attirando l’attenzione: il report sulla trasparenza riguardante la rimozione dei contenuti e le richieste governative, e la recente decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di esaminare l’appello della piattaforma contro la proposta di vendita obbligatoria.
TikTok e la trasparenza sulla rimozione dei contenuti
Il 18 dicembre 2024, TikTok ha pubblicato il suo ultimo rapporto di trasparenza, rivelando dati significativi sulle rimozioni di contenuti e le richieste governative che ha ricevuto nel corso dell’anno. In un periodo in cui TikTok affronta crescenti preoccupazioni in merito alla sua connessione con il governo cinese, queste informazioni sono particolarmente rilevanti, poiché potrebbero gettare luce su possibili influenze esterne sulla piattaforma. Sebbene TikTok sia spesso accusato di essere un veicolo per la propaganda pro-CCP (Partito Comunista Cinese), il rapporto mostra che, sorprendentemente, non sono arrivate richieste di rimozione da parte delle autorità cinesi.
I dati rivelano che, nel primo semestre del 2024, le autorità malesiane hanno presentato il maggior numero di richieste di rimozione (2.606), seguite da Indonesia (778) e Australia (522). In contrasto, la Cina non ha richiesto alcuna rimozione, ma TikTok ha individuato due operazioni di influenza provenienti dalla Cina, con l’intento di manipolare le narrazioni politiche su temi come la corruzione negli Stati Uniti e l’immagine positiva della Cina. Nonostante la riduzione delle operazioni di influenza cinesi rilevate dalla piattaforma, TikTok continua a concentrarsi sulla trasparenza per mostrare il suo impegno a contrastare contenuti dannosi o manipolativi.
La sfida legale contro la proposta di vendita
Oltre alla questione delle rimozioni di contenuti, TikTok è coinvolto in una lunga battaglia legale contro la proposta di legge statunitense che impone la vendita obbligatoria della piattaforma a una società americana, come misura di sicurezza nazionale per prevenire l’influenza della Cina. La questione è giunta alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che ha accettato di esaminare l’appello di TikTok contro la proposta di legge, sollevando un’importante questione costituzionale: se la legge che obbliga la vendita della piattaforma violi il Primo Emendamento, che tutela la libertà di espressione.
La Corte d’Appello del Distretto di Columbia aveva precedentemente respinto l’argomento di TikTok, che sosteneva che la legge violasse i diritti costituzionali legati alla libertà di parola. TikTok, infatti, contesta che la legge, pur invocando preoccupazioni per la sicurezza nazionale, non giustifichi una simile misura, che potrebbe portare alla rimozione della piattaforma dai negozi di app statunitensi. Nonostante le difficoltà legali, la Corte Suprema ha deciso di affrontare il caso, aprendo la possibilità di una nuova valutazione della situazione. Se la Corte Suprema dovesse respingere l’appello di TikTok, la piattaforma potrebbe essere costretta a vendere la sua attività negli Stati Uniti a un’entità americana, ma se la vendita non dovesse avvenire entro il termine fissato, TikTok rischierebbe di essere bandita. Questo scenario potrebbe avere ripercussioni globali, considerando la rilevanza della piattaforma nel panorama dei social media.