Internet.org è il progetto di Mark Zuckerberg per portare, secondo le sue parole, internet a tutti affinché migliori le loro vite. Il punto è che quello offerto dal CEO di Facebook è un internet dimezzato e parziale ed a qualche Paese, questo fatto, non è andato particolarmente a genio. Con un diverso approccio, quindi, si pone Jana, giovane start-up del Massachusetts, che si propone di offrire internet gratis a tutti in cambio della fruizione di un po’ di pubblicità.
Nello specifico Jana (in sanscrito “persone”) ha realizzato un’applicazione, “mCent”, che offre internet proprio in cambio della fruizione di un po’ di pubblicità (nei Paesi in via di sviluppo). Il tutto è nato quando il suo fondatore, Nathan Eagle (nella foto) lavorava – come programmatore – in Kenya: vi fu l’esigenza di sangue per delle trasfusioni e le infermiere non sapevano dove potessero trovarne di disponibile. Eage, allora, inventò un sistema geniale: creò una piattaforma centrale a cui tutte le infermiere potevano inviare i dati sulla disponibilità nel proprio ospedale. In tal modo si sapeva dove poter trovare il sangue di cui si abbisognava in modo facile: il problema fu che i messaggi costavano perché, in Kenya, il traffico dati è ancora caro come l’oro. Occorreva trovare un modo di ripagare le persone che avrebbero volentieri voluto partecipare al suo progetto di utilità sociale.
Da qui nacque l’idea dell’app mCent che funziona in modo molto semplice. Una volta che la si sia installata, viene proposto di provare una delle 1500 applicazioni partner: per 1 megabyte di traffico dati che consumi all’interno dell’app partner, mCent te ne regala 2. Con il primo ti ripaghi quello che hai speso, con il secondo ci fai quel che vuoi, navighi, messaggi e via discorrendo. Più app provi, più navighi. Risultato? In pochi mesi mCent ha avuto 30 milioni di utilizzatori diffusi in 93 Paesi e Jana è risultato il primo provider di connettività gratuità per i paesi in via di sviluppo.
Qualora ve lo stiate chiedendo, la privacy è tutelata. Jana spiega sempre ai suoi utenti i dati che cederanno (es. le statistiche di utilizzazione delle app scaricate) e tutela questi dati ospitandoli in modo criptato sui propri server: alla fine dei conti, considerando il baratto attuato, agli utenti di mCent le cose convengono così come stanno. Voi che dite?