Facebook: Zuckerberg minacciato da azionisti e haters, il social preso di mira da Gran Bretagna e Danimarca

Il periodo difficile di Zuckerberg e della sua creatura, Facebook, prosegue, con nuove minaccie al CEO della piattaforma, sia fisiche che non, ed ulteriori problemi con le istituzioni da parte del noto social network di blu vestito.

Facebook: Zuckerberg minacciato da azionisti e haters, il social preso di mira da Gran Bretagna e Danimarca

Attualmente, Facebook non attraversa un periodo molto facile, superato persino da YouTube – in Italia – quanto ad accessi quotidiani (almeno secondo i dati Audiweb raccolti da Nielsen): Zuckerberg, complici i vari scandali del momento, è costretto a difendere la sua persona non solo dalle critiche, ed i problemi con le istituzioni non danno minimamente tregua alla sua piattaforma social.

Di recente, la pubblicazione di un documento, in possesso della Consob americana (la SEC, Securities and Exchange Commission) e relativo alle spese di Facebook sostenute nel 2018, rendiconta come Menlo Park abbia investito molto per la sicurezza dei suoi capi. Se il direttore operativo, Sheryl Sandberg, se l’è cavata tutto sommato con poco (2.9 milioni di dollari), il quinto uomo più ricco al mondo, Zuckerberg, è stato protetto con una cifra quasi 10 volte superiore (22.6 milioni, di cui 10 per la sua famiglia, e 2.6 per voli privati). Considerando che appena un anno prima (come emerso a Marzo) la sicurezza del CEO aveva richiesto circa la metà (9.6 milioni), è lecito pensare come il gradimento del giovane CEO sia scivolato ai minimi storici. 

A confermarlo è anche il fatto, come riportato da Tom’s Hardware, che – alla riunione degli azionisti di fine mese prossimo – diversi investitori tenteranno di disarcionare Zuckerberg dal ruolo di presidente del consiglio d’amministrazione: un’operazione questa, per il momento, destinata a fallire, posto che il co-fondatore del network digitale possiede il 75% delle azioni di classe B, valenti – in termini di voto – 10 volte quelle di classe A. 

Si diceva dei problemi con le istituzioni. In Danimarca, Facebook – sfruttando le condizioni climatiche del posto – costruirà una server farm di 55 mila mq a Odense e, per questo motivo, lo Stato dovrà estendere il parco eolico al largo della costa: il partito della sinistra ambientalista Red Green Alliance intende depositare in Parlamento la proposta di chiedere ai giganti dell’hi-tech che vanno in Danimarca (tra cui Apple e Google) di contribuire alle spese per quest’operazione. 

In Gran Bretagna, poi, da qualche tempo, le cose vanno anche peggio. Il governo di Sua Maestà sta scrivendo le nuove (16, secondo la BBC) policy locali per i colossi del web e, oltre a pesanti sanzioni (4% del fatturato globale) per chi non rimuoverà in modo rapido contenuti ritenuti “pericolosi, devianti o autolesionisti”, dopo aver acquisito il parere in merito del garante locale della privacy, potrebbe vietare – nel Regno Unito – i like (su Snapchat, Facebook, Instagram) ai minorenni, considerati troppo vulnerabili, esposti, e mercificati (non solo) dall’analisi dei propri dati a scopo targeting. 

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