Facebook: problemi in India e USA, privacy nello UK, sconvolgente brevetto per il brand tracking

Ancora grane per Facebook, come spesso accade, da India e Stati Uniti: diverso il caso dello UK, ove parte una campagna di sensibilizzazione sulla privacy. Il tutto mentre emerge un brevetto del social per identificare i brand usati nelle immagini.

Facebook: problemi in India e USA, privacy nello UK, sconvolgente brevetto per il brand tracking

Facebook non perde occasione di mostrare i suoi limiti, in tema di gestione della privacy, visto l’emergere o il riacutizzarsi di contrasti con le istituzioni di mezzo mondo, anche al netto di qualche iniziativa meritoria volta a incrementare – tra gli utenti – un uso più consapevole e responsabile degli strumenti internet, tanto più che nuove polemiche si profilano all’orizzonte, a seguito della scoperta di un controverso brevetto.

I problemi con le istituzioni, nel caso di Facebook, sono praticamente una routine. Secondo quanto emerso (via ZeeNews) in India, ove la propagazione di fake news via WhatsApp aveva portato – negli scorsi anni – a veri e propri linciaggi di massa, le locali autorità avrebbero chiesto al social di ancorare gli account degli utenti al codice numerico (di 12 cifre) Aadhaar, generato in base ai dati demografici e alfanumerici degli stessi. A tale richiesta, Menlo Park ha replicato con l’inutilità della misura, sottolineando che i messaggi sarebbero comunque protetti dalla crittografia end-to-end e, quindi, inassociabili ai mittenti: inutile dire che, da Nuova Delhi, la risposta è stata durissima, con la minaccia di configurare l’inerte Facebook come favoreggiatore di disinformazione, con tutte le conseguenze legali del caso.

Le cose non vanno meglio negli USA. Qui, nel 2015, dei cittadini dell’Illinois hanno fatto causa al colosso di Zuckerberg per aver violato la locale legge sulla riservatezza delle informazioni biometriche, avendo applicato per molti anni il riconoscimento facciale senza alcun consenso. Facebook, che s’era sempre opposta alle accuse, dichiarando d’aver fatto un uso palese della tecnologica di face tracking, con la possibilità per gli utenti di disattivarla o avvalersene in ogni istante, ha tentato di far annullare la causa ma, nei giorni scorsi, la corte d’Appello di San Francisco, aprendo la strada a potenziali cause milionarie contro Facebook, ha affermato che non vi siano gli estremi per poter accontentare il social.

Secondo quanto comunicato dal Evening Standard, per migliorare l’immagine aziendale in seguito allo scandalo Cambridge Analytica, conclusosi negli USA con una maxi multa, Facebook aprirà, in vista di altre iniziative analoghe nello UK, un pop-up cafè, nel ristorante The Attendant, lungo la Great Eastern Street, ove offrirà ai cittadini londinesi (il 27% dei quali ha ammesso in un sondaggio di non saper come fare) delle bibite gratuite in cambio di un check-up sulle impostazioni relative alla privacy, in modo da creare una maggior consapevolezza sugli strumenti disponibili per tutelare i propri dati personali.

Infine, i progetti futuri, in salsa Facebook. In base a quanto rendicontato da Ninja Marketing, Menlo Park avrebbe depositato un brevetto per il riconoscimento dei brand nelle immagini caricate dagli utenti: considerando la sempre maggior frequentazione dei social rispetto ai media tradizionali (l’anno scorso il consumo dei social aveva sopravanzato di 15 minuti medi giornalieri quello televisivo), come confermato da una ricerca del 2018 di GlobalWebIndex, col nuovo strumento, gli investitori pubblicitari potrebbero conoscere le effettive preferenze dei consumatori, ed approntare delle apposite campagne di marketing 2.0 volte a modificare le suddette abitudini di consumo, configurando nuove preferenze. Come spesso accade in casi del genere, non è dato sapere se e quando tale funzione verrà effettivamente introdotta, tanto più alla luce delle recenti polemiche in tema di privacy.

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