Facebook: problemi antitrust in USA e Germania, con le news in Australia, e per la riapertura degli uffici

Dense nubi si addensano sull'orizzonte di Facebook, coinvolto i nuove indagini antitrust in varie Europa e USA, mentre l'Australia batte cassa a tutela dei propri editori, ed i dipendenti del social potrebbero tornare negli uffici anche senza vaccinazione.

Facebook: problemi antitrust in USA e Germania, con le news in Australia, e per la riapertura degli uffici

Spesso al centro dei riflettori per il varo di diverse novità funzionali, Facebook è risultata coinvolta, ultimamente, in varie polemiche, tra cui alcune relative al suo impatto sul mercato, negli USA e in Germania, mentre altre riguardano la remunerazione per l’uso delle altrui notizie ed il ritorno al lavoro in presenza dei suoi dipendenti, previsto per il Luglio 2021. 

Il weekend di Facebook si è contrassegnato decisamente all’insegna dei problemi e delle polemiche. Nei giorni scorsi, la FTC (Federal Trade Commission) americana, coadiuvata dai procuratori di 46 Stati USA (da quello di New York a quello del Columbia, senza contare il territorio non integrato di Guam), ha intentato una causa contro Facebook, presso una corte federale, chiedendo alla stessa di rompere il monopolio di Facebook. 

Nello specifico, dalle parti del Bureau of Competition della FTC, secondo quanto ricordato anche dalla procuratrice di New York (Letitia James), si menziona la posizione monopolistica di Facebook, che solo nello scorso anno avrebbe portato profitti per 18.5 miliardi di dollari e ricavi per 70 miliardi di dollari, come grimaldello per soffocare la concorrenza, con particolare riferimento a Instagram, comprata (1 miliardo di dollari) nel 2012 quando era in atto la transizione dell’utenza verso la mobilità degli smartphone, ed a WhatsApp, comprata nel 2014 (19 miliardi di dollari) per non concorrere e trovarsi un competitor al proprio Messenger. 

La posizione monopolistica di Facebook avrebbe anche danneggiato gli inserzionisti pubblicitari, privati “dei vantaggi della concorrenza“, e gli sviluppatori dei software di terze parti, costretti a condizioni capestro (non sviluppare funzioni simili a quelle delle app di Menlo Park, non pubblicizzare o collegarsi ad altri social), pur di poter accedere alle API del social in blu, spesso necessarie per poter offrire servizi ai propri utenti. Facebook, di fronte a tali accuse rischia molto (dover vendere Instagram e WhatsApp, dover avvisare prime di nuove acquisizioni, non imporre condizioni restrittive agli sviluppatori, etc) e, di conseguenza, non ha fatto attendere la sua replica, ricordando come la FTC, a suo tempo, avallò le acquisizioni in questione, tanto che ora si potrebbe parlare di un revisionismo in cui nessuna acquisizione può essere considerata definitiva: sempre da Menlo Park sottolineano il come operino in un contesto altamente concorrenziale, in cui i servizi di Facebook Inc sono preferiti semplicemente perché offrono un maggior valore aggiunto.

Anche dal garante tedesco sulla concorrenza (Bundeskartellamt) è arrivato l’avvio di un’indagine ai danni di Facebook, che ha imposto l’obbligo a possedere un account sul proprio social per poter utilizzare il nuovo visore per la realtà virtuale Quest 2, realizzato dalla controllata Oculus. Secondo l’autorità teutonica, l’indagine consentirà di appurare in quale modo tale prassi, ripetibile anche sui successori del visore in questione, potrebbe influenzare in Germania la concorrenza nel settore dei social e della realtà virtuale. 

Nel mentre Spagna e Francia lavorano ancora alla propria legge in merito, anche in Australia si è cominciato a discutere una proposta di legge per far sì che i creatori locali di notizie (tra cui News Corp Australia) possano essere adeguatamente remunerati per l’utilizzo del loro contenuti da parte dei giganti dell’hi-tech, come Google e Facebook, che dall’uso di tali notizie ricavano diverse entrate pubblicitarie. Nel caso specifico di Facebook, Menlo Park si è detta contraria, a tal punto di poter considerare, secondo Repubblica, l’ipotesi di “bloccare i contenuti delle notizie australiane“.

Infine, sembra destinato a far discutere quanto pubblicato dal “The Daily Beast” che, riportando di un colloquio tenuto da Mark Zuckerberg con i suoi dipendenti, avrebbe scoperto come, al momento del loro ritorno negli uffici, previsto per il Luglio 2021, gli stessi non saranno obbligati ad essere vaccinati contro il coronavirus, anche in considerazione del fatto che negli uffici saranno adottate diverse best practice cautelative definite con vari esperti, come le distanze sociali, i test, e l’indossare le mascherine, per garantire “priorità alla salute e alla sicurezza di tutti“.

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