Facebook: pressioni su uomini politici per normative a favore, e richieste di chiarimento dalle istituzioni di New York

Anche la nuova settimana si apre con tante polemiche in carico al celebre social network Facebook, al centro di nuovi e vecchi scandali, e di varie richieste di chiarimento da parte delle istutuzioni, preoccupate per alcune pratiche troppo disinvolte.

Facebook: pressioni su uomini politici per normative a favore, e richieste di chiarimento dalle istituzioni di New York

Facebook, essendo una realtà hi-tech di proporzioni colossali, non solo come utenza, è attiva in vari ambiti, gran parte dei quali rispecchiati da varie iniziative rendicontate nelle scorse ore: tuttavia, il social ha dovuto anche confrontarsi con nuove polemiche, di casa quando si parla di Facebook.

Lo scandalo relativo all’app di ricerca che pagava gli utenti per tracciarne i comportamenti online e le app preferite si è ridestato, visto che – in base ad una risposta del social al senatore americano Kevin Martin, la percentuale di minorenni coinvolti nell’iniziativa sarebbe ben superiore (18%) al marginale 5% dichiarato all’inizio, considerato che – nel computo – andrebbero annoverati anche gli utenti diventati inattivi, che avevano disinstallato l’app, e l’intero ciclo di vita della stessa.

Nulla in confronto alla bomba sganciata dall’Observer e dalla rivista Computer Weekly  che, sulla base dei famosi documenti sequestrati nell’ambito di una causa intentata a Facebook, hanno scoperto come Facebook abbia esercitato pressioni su diversi uomini politici mondiali (ex ministro inglese delle Finanze, George Osborne e, quando era presidente di turno della UE, l’ex premier irlandese Enda Kenny), promettendo investimenti nel caso di leggi a favore del social, o minacciando un disimpegno dello stesso, nell’eventualità che fossero state varate leggi per la privacy troppo penalizzanti.

Un portavoce di Facebook, nel far presente la violazione dell’aver avuto accesso a documenti riservati, ha spiegato che le due pubblicazioni citate avrebbero fatto riferimento a documenti decontestualizzati.

Non da meno è anche l’iniziativa del governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo (in realtà il dipartimento locale per i servizi finanziari con sede nell’Empire State), che – secondo il Wall Street Journal – ha chiesto al social informazioni sulle 11 app iOS che le avrebbero inviato, nel corso di 3 anni, dati sensibili degli utenti: nello specifico, le istituzioni della Grande Mela vorrebbero maggiori dati sulle aziende coinvolte, sulla tipologia dei dati acquisiti, ed i nominativi degli eventuali cittadini newyorkese interessati.

Anche agli sviluppatori delle app coinvolte (molte delle quali riguardavano la salute degli utenti) sono arrivate delle richieste di chiarimento, in merito ai contratti siglati con Facebook in merito all’uso dell’indiscreto developer kit di Menlo Park, soprattutto per quel che riguarda commissioni elargite o ricevute.

La deadline entro cui le risposte dovranno essere fornite è quella del 15 Marzo prossimo ma, nel frattempo, lo staff di Mark Zuckerberg ha commentato, come da prammatica, facendo presente, nel mentre si esaminano le richieste delle istituzioni, che sono in vigore severe policy d’uso per tutelare la riservatezza degli utenti.

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