Facebook: polemiche su diritti civili, gruppi neonazi e no-vax, glitch su iOS

Come già accaduto in passato, anche l'inizio di questo giro di boa di Luglio si è rivelato alquanto negativo per Facebook, tra bug palesati su iOS, e tante polemiche nate a proposito dei diritti civili, del tema vaccini, e in merito alla propaganda neonazista.

Facebook: polemiche su diritti civili, gruppi neonazi e no-vax, glitch su iOS

Reduce da una serie di crash indotti in varie applicazioni di iOS (Spotify, Imgur, Waze, SoundCloud) , che usavano un kit di sviluppo (SDK) di Facebook per implementare un meccanismo agevolato di log-in nei propri servizi, la piattaforma social di Menlo Park è rimasta coinvolta in numerose polemiche riguardanti i diritti civili, i gruppi No-Vax o neonazi, giungendo quasi alla decisione di vietare, al fine, ogni inserzione politica (per poco tempo). 

Ormai da qualche settimana, 750 grossi marchi hanno intrapreso il boicottaggio della pubblicità su Facebook, onde ottenere dal social un maggior controllo sui contenuti pubblicati, sì da poter sradicare quelli relativi all’odio: per sanare la situazione, qualche giorno fa, alcuni rappresentanti di Menlo Park hanno incontrato alcune associazioni per i diritti civili (es. “Free Press” e “Color of Change”), ma il colloquio non sembrerebbe essere andato bene, visto che, secondo alcuni attivisti, il social non avrebbe preso sul serio il boicottaggio ed avrebbe proposto vecchi spunti di discussione, in luogo di una deadline relativa agli interventi da mettere in campo per risolvere concretamente il problema. Nella fattispecie, Andy Stone, portavoce della holding in blu, ha asserito che il social avrebbe già fatto molto, bannando 200 organizzazioni suprematiste, e che ulteriori risultati arriveranno dal varo di nuove policy (su ciò che è lecito o meno che venga pubblicato). 

Sempre in tema di diritti civili, dopo due anni (dal Maggio 2018) di analisi del social network, è stato pubblicato un dossier di 89 pagine, stilato da vari esperti (scelti da Menlo Park), sull’impatto di Facebook in tema di discriminazione: contrariamente alle attese, l’esito della ricerca (anticipata con uno scoop dal New York Times), pur ammettendo qualche buon risultato ottenuto dalla piattaforma (es. intervenendo su alcune inserzioni lavorative o di affitto discriminanti, o sugli annunci che invitavano all’astensione), ha evidenziato diverse criticità insite nelle decisioni adottate dai vertici di Facebook,

Il riferimento è sia alla decisione di privilegiare la libertà d’espressione sul principio di non discriminazione (es. non rimuovendo a Maggio un post di Trump che incitava all’odio) che all’intento di non moderare i contenuti politici, lasciando di fatto le “elezioni esposte all’interferenza diretta degli interventi del Presidente e di altri attori pronti a utilizzare disinformazione e fake news per alimentare la confusione negli elettori o portarli a non votare“. Anche in questo caso, i punti di vista delle parti interessate sono rimasti inascoltati, almeno a giudicare dalla consueta risposta di routine di Facebook, che ha giudicato il report un punto di partenza per i propri sforzi in merito (“Per quanto sia doloroso prendere atto dei nostri limiti esposti in modo così chiaro dagli esperti, è stato senza dubbio un passaggio importante per la nostra azienda“).

Non va meglio nemmeno secondo quanto rendicontato da un’inchiesta di Al Jazeera, in base a cui Facebook avrebbe dato ospitalità (in alcuni casi da ben 10 anni) a Pagine di gruppi heavy metal, 120 per la precisione, detentrici di più di 800 mila like, che inneggiavano al nazismo, alle SS, all’Olocausto, musicando testi anti-semiti, i discorsi di Hitler, e pubblicando croci celtiche e svastiche a più non posso. Avvertita della cosa, Facebook avrebbe rimosso solo alcune Pagine (es. Frangar, SoldierSS of Evil, Frakass , e Whitelaw), lasciandone molte altre online, in “revisione“. 

Anche il rapporto con i gruppi No-Vax non è risultato essere stato gestito nel modo corretto, da parte di Facebook che, paradossalmente, sembrerebbe quasi averne favorito la diffusione dei messaggi. Secondo una ricerca dell’Università del Missouri, relativa alla copertura social del vaccino contro il papilloma virus umano (causa di vari tipi di cancro), condotta su più di 6.500 post condivisi negli ultimi 10 anni, il 45% degli stessi mostrava un tono negativo verso la procedura del vaccino e chi vi si sottoponeva: nello specifico, l’atteggiamento negativo verso il vaccino riguardava la sua efficacia e sicurezza ed una relazione col comportamento sessuale. In più, i post negativi sul tema, di cui ora si dovrà valutare l’impatto sulle figure responsabili delle decisioni, come genitori e tutori, sembrano aver avuto anche una grande risonanza, inducendo la condivisione di interventi simili. 

In compenso, secondo Bloomberg, sembra che Facebook stia pensando di stoppare tutte le pubblicità politiche. Ciò dovrebbe avvenire poco prima delle consultazioni elettorali, in una sorta di pausa di riflessione, anche se, per varare una misura del genere, sarà necessario capire come non limitare anche gli inviti ad andare a votare, e le legittime risposte dei politici alle notizie dell’ultim’ora. 

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