Facebook: novità per Metaverso, Creators, produttività, oltre a polemiche varie

Secondo quanto emerso nelle scorse ore, Facebook, come sempre sommersa di critiche e polemiche, avrebbe in cantiere diverse novità anche per il Metaverso, oltre a quelle già annunciate per creators e produttività.

Facebook: novità per Metaverso, Creators, produttività, oltre a polemiche varie

Meta, la parental company in capo a servizi come il social network Facebook, è stata di recente nuovamente bersagliata dalle polemiche a causa delle rivelazioni e delle audizioni della sua ex dipendente Haugen, senza contare le critiche al suo algoritmo di proposizione delle notizie ed a quello anti fake news. Nel contempo, però, la piattaforma di blu vestita ha messo in campo tante novità per il Metaverso, per i Creators, per la lotta ai discorsi d’odio e in favore della produttività. 

Di recente, Meta – ex Facebook Inc – ha dichiarato come avrebbe rimosso il codice del riconoscimento facciale da quello di Facebook, ove – mediante la tecnologia Deep Face – veniva usato per riconoscere le persone in modo da suggerire contatti con cui interagire, amici da taggare e tutelare l’immagine dell’utente da furti e scambi d’identità. Nelle scorse ore, però, al portale Recoce il portavoce della società, Jason Grosse, nell’ammettere che vi sono casi in cui il riconoscimento facciale possa essere utile senza intaccare la privacy degli utenti, ha ammesso che tale apparato non sarà rimosso da app e prodotti che riguarderanno il Metaverso, ove risultano necessari per far sì che gli avatar degli utenti rispecchino al meglio movimenti, espressioni ed emozioni dei loro alterego in carne e ossa.

Sempre in tema di Metaverso, sono emersi maggiori dettagli sulla ricerca che Meta ha condotto con la Carnegy Mellon University a proposito del progetto di pelle sintetica Reskin. Quest’ultima, di materiale plastico, spessa meno di 3 mm, applicata a un livello magnetico, permette di registrare i dati del tatto da dare in pasto all’intelligenza artificiale perché apprenda la sensibilità tattile. I primi esperimenti hanno permesse a un robot di gestire frutti di bosco e uova senza danneggiarlo, ma anche di apprezzare – applicando tale pelle alla zampa di un cane – l’interazione tattile della stessa col terreno. Le applicazioni di tale tecnologia potranno riguardare anche ambiti come quello sanitario, ove sia necessario piccoli e fragili oggetti come le provette, ma soprattutto permetterà di conferire la sensazione del tatto agli avatar che interagiranno con gli oggetti virtuali nel Metaverso che Zuckerberg conta di realizzare da qui ai prossimi 10 anni.

Di sicuro, molti dei prodotti che verranno realizzati per far accedere al Metaverso potranno essere sperimentati in negozi fisici. A darne notizia è il New York Times che ha pubblicato i bozzetti dei negozi che l’ex Facebook Inc pensa di aprire in giro per il mondo (partendo da Burlingame, la città californiana già sede dei suoi Reality Labs) onde consentire alla gente di sperimentare una formazione esperienziale sul nuovo mondo digitale.

In tema di iniziative per i creators, nell’ambito del servizio Facebook for Creators è stata annunciata, imitando un po’ OnlyFans, l’opzione  Subscription, attiva in 27 paesi Italia compresa, seppur in fase “ad invito”, che permette ai creators di offrire ai followers che si abboneranno alla loro Pagina dei contenuti esclusivi: tra questi, vi saranno dietro le quinte, video, post, interazioni mediante sessioni di domande e risposte, sondaggi o video live, sconti (veicolati mediante post o messaggi esclusivi) per eventi o merchandising della Pagina, etc. Almeno sino al 2023 il social non richiederà alcuna trattenuta ai creators e, anzi, da qui alla fine del 2021, ai creativi verrà offerto un bonus da 5 a 20 dollari, per un totale massimo di 10mila dollari, per ogni iscritto pagante che porteranno alle loro Pagine via Subscription.

Sempre in tema di novità per sostenere chi passa molto tempo sul social per lavoro, sono state poi annunciate altre novità, dalla vicepresidente per il product management di Meta, Yulie Kwon Kim. La prima di queste novità, già trapelata allo scorso Community Summit, è rappresentata dagli Shops in Groups, negozi che gli admin dei gruppi potranno aprire sulla relativa Pagina associata, con i guadagni che, riscossi, potranno essere usati per sostenere le attività del gruppo (o esser dati in beneficenza / per cause varie). Considerando che spesso nei gruppi di chiedono consigli sui prodotti, è stato stabilito che i migliori suggerimenti verranno palesati nel newsfeed degli utenti e, nel caso il prodotto consigliato sia presente in un negozio di Facebook, sarà possibile incorporarlo o taggarlo nel proprio commento. Non meno importante è il fatto che arrivi anche, in quota Live Shopping, la possibilità che marchi e creators eseguano uno streaming incrociato dalle rispettive Pagine.

Da Neowinsocial, invece, arriva la scoperta secondo cui creando un post dalla Facebook Business Suite, la stessa ora mostra gli hashtag di tendenza, quelli recenti, o salvati dell’utente. Sul piano della produttività, invece, Meta ha annunciato un curioso accordo con Microsoft (che in effetti ha già un suo social aziendale, Yammer) in modo da integrare nel suo spin-off aziendale Workplace il servizio di collaborazione Teams di Redmond, cosicché non si debba fare avanti e indietro tra le due applicazioni e che da Teams si possa accedere direttamente ai contenuti aziendali di Workplace.

Anche la lotta ai contenuti d’odio sembra far segnare ottimi risultati. Nell’ultimo “Rapporto sull’applicazione degli Standard della Comunità“, Meta ha reso noto che per il quarto trimestre di file è calata la diffusione di questi contenuti su Facebook e Instagram: su Facebook, poi, sarebbero stati rimossi grazie agli algoritmi 13.6 milioni di contenuti violenti, mentre su Instagram sarebbero 3.3 milioni i contenuti d’odio rimossi.

Purtroppo, non così bene vanno le cose in merito alla disinformazione sul cambiamento climatico. Secondo un rapporto presentato dal Real Facebook Oversight Board (da non confondersi con il F.O.B stipendiato dal social stesso) e dagli ambientalisti di “Stop Funding Heat”, analizzando 195 tra gruppi e Pagine, sarebbero emersi 818.000 post (capaci di ottenere qualcosa come 1.36 milioni di visualizzazioni al giorno) in cui l’emergenza climatica veniva contestualizzata con dati falsi, se non addirittura negata o minimizzata. Il social, parlando di metodologia non corretta e di dati inventati in tale rapporto, ha replicato: “Collaboriamo con una rete globale di fact-checkers e riduciamo la distribuzione di tutto ciò che valutano come falso o fuorviante – e rifiutiamo qualsiasi inserzione pubblicitaria che è stata smentita“.

Non vanno meglio le cose per l’algoritmo di selezione delle notizie di Facebook che, secondo la talpa Frances Haugen, sarebbe stato modificato per favorire i contenuti “peggiori”. Ipso facto, alcuni politici statunitensi hanno firmato al Congresso la proposta di legge nota come “Filter Bubble Transparency Act” con cui si dovrebbe obbligare le piattaforme a render noto agli utenti che quel che leggono è suggerito da algoritmi poco chiari od opachi, e che quindi dovrebbe essere inserito un pulsante per disattivare tali algoritmi in modo da poter utilizzare, nella visualizzazione dei contenuti, un “algoritmo trasparente”.

Continuano i bersagliamenti anche da parte del Wall Street Journal che, spulciando tra i Facebook Papers forniti appunto dalla Haugen, avrebbe trovato prove del fatto che Meta sia consapevole dei danni che il suo social arreca agli utenti, visto che in uno studio interno si rendicontava di come era emerso che circa 360 milioni di utenti, in pratica 1 su 8, usassero in modo compulsivo il social, traendone disturbi sul lavoro, nelle relazioni interpersonali e disturbi nel sonno.

Sempre la Haugen, infine, in audizione all’Europarlamento, alla Commissione per il mercato interno, si è pronunciata anche su Meta, spiegando che, in assenza di un piano di trasparenza per il Metaverso, quest’ultimo creerebbe dipendenza, costituirebbe per Meta l’occasione di formare l’ennesimo monopolio online, e costringerebbe le persone a rinunciare a più informazioni personali.

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