Facebook: lotta a fake news su salute e voto USA 2020, multa dalla Germania, discriminazioni ads, attentato Menlo Park

Il social in blu, preso di mira con del gas sarin a Menlo Park, ha annunciato contromisure per la disinformazione su USA 2020, provvedimenti contro la discriminazione pubblicitaria o le fake news salutistiche, mentre arriva una multa da Berlino, e altre critiche per Libra.

Facebook: lotta a fake news su salute e voto USA 2020, multa dalla Germania, discriminazioni ads, attentato Menlo Park

Come spesso accade quando si parla di Facebook, il giro di boa del più grande social network al mondo avviene all’insegna di elementi positivi, con iniziative contro la disinformazione sulla salute e la dissuasione dal voto, ma anche in modo conforme ad una parte “destruens”, rappresentata da una maxi multa comminata dalle autorità tedesche, dalle accuse di discriminazione ricevute per la piattaforma pubblicitaria, dalle ennesime critiche per la criptovaluta Libra, e da uno spiacevole episodio di cronaca accorso nel quartier generale di Menlo Park.

La prima novità positiva in salsa Facebook riguarda l’ennesima modifica del suo algoritmo, volto a penalizzare alcuni contenuti e a favorirne altri. Nel caso specifico, con una prassi già adottata per i contenuti acchiappaclick (detti anche “clickbait”), Facebook ha annunciato che penalizzerà la visualizzazione dei contenuti salutistici che risultassero sensazionalistici e fuorvianti, magari proponendo prodotti in vendita per miracolose perdite di peso, a favore di notizie che siano provviste di credibilità medica ed elevata rilevanza scientifica: per scovare i contenuti da penalizzare verrà usato un segugio digitale (l’intelligenza artificiale) addestrato a riconoscere l’uso di termini sensazionalistici e ricorrenti in questa fattispecie di contenuti discutibili e spammatori.

Secondo Menlo Park, che però non ha precisato l’impatto di questa misura sulla proposizione dei medesimi contenuti a mezzo inserzione pubblicitaria, non dovrebbero esservi ricadute per le Pagine, purché non incentivino o siano direttamente coinvolte nella diffusione dei contenuti incriminati, o nell’eventualità che ne stoppino la propagazione elevando la qualità informativa dei propri NewsFeed. 

Qualche giorno fa, il braccio destro del giovane Zuckerberg, Sheryl Sandberg, direttrice operativa di Facebook, nel presentare il nuovo report in tema di diritti civili ha introdotto altre misure in via di introduzione (in questo caso entro l’anno): alcune di esse vieteranno le inserzioni che siano state riconosciute come dissuasive rispetto al recarsi al voto in vista delle presidenziali del 2020, o che forniscano false informazioni sul censimento decennale che, negli USA, ricorrerà sempre nello stesso anno.

Anche il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, come l’amministrazione Trump (es. il ministero dello sviluppo urbano e della casa) a livello federale, sulla base di alcune segnalazioni ricevute, ha ordinato al proprio dipartimento per i servizi finanziari di indagare su alcune pratiche discriminatorie avvenute nella piattaforma pubblicitaria di Facebook che non visualizzerebbe certe inserzioni a particolari target di utenti. Per tale motivo, e conscia di ciò, la Sandberg ha annunciato che a chi compra inserzioni in settori come quello immobiliare o in merito all’offerta di credito e posti di lavoro, sarà fatto divieto di selezionare il proprio pubblico sulla base di parametri come età/sesso, etnia/religione, orientamento sessuale.

Intanto, proprio dalle istituzioni arrivano i primi problemi settimanali per Facebook, già alle prese con una maxi multa proveniente dall’Italia. A quanto pare, anche la Germania si sarebbe fatta viva con l’Ufficio Federale di Giustizia che avrebbe comminato al social una multa da 2 milioni di euro per il mancato rispetto del Network Enforcement Act che, approvato nel 2018, non solo obbliga a rimuovere entro 24 ore i contenuti illegali segnalati ma, nella fattispecie oggetto della multa, costringe a presentare semestralmente rapporti sul numero di segnalazioni giunte in merito all’incitamento all’odio. A parere dell’ente teutonico, Facebook sarebbe passibile di scarsa trasparenza, dacché il dossier inerente la prima fetta dello scorso anno non restituirebbe il reale numero di denunce presentate per contenuti di incitamento all’odio (es. insulti antisemiti, etc): ovviamente, da Menlo Park fanno sapere che si riservano il diritto di fare ricorso.

Considerando che la produzione di BitCoin richiede annualmente i consumi energetici pari a quelli dell’Irlanda, e cagiona emissioni inquinanti come quelle dell’intera Giordania, in molti hanno iniziato a preoccuparsi per il varo, nel 2020, della criptovaluta facebookiana Libra, nonostante il social abbia ammesso che per la produzione della stessa verranno impiegati datacenter che, non inquinanti come le farm usate per minare BitCoin, hanno consumi più analoghi a quelli per la gestione delle informazioni accessibili dal web. 

Infine, una brutta notizia che conferma il clima teso che ruota attorno ai colossi del web. Nei giorni scorsi, Facebook ha confermato al Telegraph d’aver dovuto evacuare 4 edifici del quartier generale di Menlo Park, a causa del rilevamento (secondo alcuni per un falso positivo) di gas sarin (un nervino inodore e incolore che, trasmesso per inalazione o contatto, porta alla morte) all’interno di una busta pervenuta ai suoi uffici postali interni. Al momento, sono in corso approfondite indagini in merito, assieme alle autorità del posto. 

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