Facebook: iniziative sul gaming, dark mode sul social, polemiche su privacy e fake news

Facebook, ancora una volta coinvolta in polemiche, su più versanti cruciali, non si è risparmiata in innovazioni, avvicinando la dark mode anche al sito del social, e mettendo a segno una doppietta di interessanti iniziative in ottica gaming.

Facebook: iniziative sul gaming, dark mode sul social, polemiche su privacy e fake news

Il gigante della tecnologia universalmente noto come Facebook Inc, tra uno step e l’altro in direzione della dark mode nei suoi servizi, ha ampliato con diverse iniziative il suo impegno nel gaming e, nel contempo, dato adito a diverse polemiche, in tema di privacy e fake news. 

Di recente, Facebook ha pubblicato una ricerca sul Natale 2019, messa a disposizione delle aziende e realizzata dall’istituto statistico Ipsos Marketing che, oltre a mettere in luce il peso crescente di Black Friday, Cyber Monday e Giornata dei Single nell’influenzare gli acquisti degli utenti in previsione delle festività bianche, ha chiarito anche alcuni dettagli a vantaggio dei social, e di Menlo Park in particolare.

Nello specifico ciò è avvenuto con la messa in evidenza dei social quali moderne vetrine virtuali: in più, attestato che prima di un acquisto gli utenti si relazionano con i brand tramite una vasta pletora di canali, sembra che quello della messaggistica una decisa crescita, con diverse persone che se ne sono avvalse per chiedere informazioni sul prodotto, sui punti vendita, e financo per finalizzare l’acquisto stesso. 

Di recente Facebook è stata scoperta a testare la dark mode su Android. Secondo quanto vociferato in Rete nelle scorse ore, la sperimentazione in oggetto è sbarcata sulla variante web based del social, impostata con uno sfondo grigio chiaro sul quale spiccano scritte ed icone in bianco: il nuovo layout, che verrebbe proposto quale alternativa a quello classico all’arrivo sul sito del social, mostrerebbe una barra di navigazione in alto, simile a quella in auge sugli smartphone con, tra i vari tab presenti, uno denominato “modalità Gioco“. Quest’ultimo, una sorta di rebranding per Facebook Gaming, porterebbe ad una sezione ora organizzata come il pensionato YouTube Gaming e l’attuale Twitch con, in più, la facoltà di supportare i propri gamers preferiti, dopo averle acquistate, donando loro delle stelline che la piattaforma convertirà in denaro reale. 

Ancora in tema gaming rientra la terza novità della holding Facebook che, secondo TechCrunch, ha appena acquistato i game developers di Beat Games, assurti ai clamori della cronaca hi-tech per aver sviluppato il videogame virtuale Beat Saber, che permette ai gamers di mettere alla prova il loro senso del ritmo. A quanto pare, il nuovo asset del social, pur continuando ad operare in modo autonomo, farà parte del team Oculus Studios, impegnato nel realizzare videogiochi per i visori di Menlo Park, Oculus

Nonostante i menzionati progetti, decisamente positivi, come spesso accade, Facebook ha avuto anche sua parte di fase “destruens”, sollevando non poche polemiche. Il portale Business Insider ha rivelato come l’azienda abbia creato nel 2015 un’app capace di fornire il nome e una foto di una persona dopo averla inquadrata, grazie ad un mix di intelligenza artificiale, riconoscimento dei volti addestrato via machine learning, e dati messi a disposizione dagli stessi utenti che, evidentemente, li avevano condivisi online.

Tale app, nel 2016, fu messa a disposizione degli impiegati del social e, nonostante i dinieghi dell’azienda, volti a ridimensionarne la portata applicativa, risultò in grado di riconoscere i volti di chiunque fosse debitamente documentato sul social, anche se non impiegato dello stesso. Solo in seguito, prima della dismissione, l’app incriminata fu circoscritta, sì che risultasse idonea a riconoscere i volti solo nella cerchia dei contatti dell’utente

Infine, il capitolo disinformazione. Il sito olandese NU.nl ha reso noto di aver interrotto la collaborazione con Facebook, per cui lavorava come fact checker esterno, dopo la decisione di Menlo Park di non controllare i contenuti delle pubblicità politiche, ritenendo inutile verificare le notizie se, tramite gli spot elettorali, i politici potevano dire tutto ed il contrario di tutto. Facebook, d’altro canto, ha reso noto che, nei Paesi Bassi, non coopererà più con alcun debunker indipendente

Continua a leggere su Fidelity News