Facebook, il social coinvolto in nuove polemiche su privacy e tutela dei diritti civili

Facebook è finita al centro di polemiche, relative a brevetti lesivi della privacy, ad una feature utile ma rimandata, ad alcune mail compromettenti pubblicate, ed alla richiesta di dimissioni di Zuckerberg da parte delle associazioni per i diritti civili.

Facebook, il social coinvolto in nuove polemiche su privacy e tutela dei diritti civili

Anche la settimana in corso si conferma come ricca di polemiche per Facebook, alle prese con ritardi nella funzione “cancella cronologia”, con ulteriori brevetti inquietanti per la privacy, con richieste di dimissioni inoltrate a Zuckerberg, e mail con annesse rivelazioni sui trucchi per registrare di nascosto SMS e chiamate.

A Maggio, nel corso dell’evento F8 e nel clou del caso Cambridge Analytica, Zuckerberg promise una funzione “cancella cronologia (clear history) che avrebbe dato agli utenti una forma di controllo sui propri dati, permettendo loro di cancellare i dati che Facebook raccoglie nel mentre gli internauti navigano “all’esterno” del social, tramite i siti visitati e le applicazioni terze. Ebbene, la feature avrebbe dovuto iniziare i suoi collaudi più o meno entro un paio di mesi dall’annuncio ma, a quanto pare (secondo ReCode), si dovrà attendere la primavera del nuovo anno, visto che Facebook dovrà passare da un modello di registrazione delle informazioni incentrato su data e ora, a uno focalizzato sull’utente, per dare a quest’ultimo il potere di cancellazione che richiede.

Intanto, continuano ad emergere dati sui brevetti, lesivi della privacy, che Facebook avrebbe depositato. Già detto di quelli che permetterebbero di scoprire i futuri movimenti degli utenti, nei giorni scorsi si è parlato di altre proprietà intellettuali registrate da Menlo Park. Un brevetto scoperto di recente e datato 2014 riguarderebbe la facoltà di capire lo stato civile di un iscritto analizzando quante persone si trovano nella sua foto profilo, la percentuale di persone dell’altro sesso tra gli amici, e quante volte si visiti un dato profilo.

Molto interessante è anche il brevetto, di circa 6 anni fa, che mira a proporre pubblicità targettizzate dopo aver desunto la personalità dell’iscritto (divertente, sgradevole, introverso, loquace) dall’analisi linguistica di quanto ha redatto sul social. Come non citare, poi, in ottica “filtro della bolla”, il brevetto che sfrutta le interazioni degli utenti con le notizie del NewsFeed (i like, le ricondivisioni, le segnalazioni, gli occultamenti, etc) per proporre agli utenti quelle notizie che ritengono interessanti in base ai propri interessi, o a quelli delle persone a cui sono collegati. 

Anche quanto dichiarato dal debunker Paolo Attivissimo in una puntata del suo postcast fa più che riflettere visto che, secondo l’esperto informatico, qualche anno fa, l’allora responsabile per la privacy del social (Yul Kwon) confermò che si stava testando un modo per raccogliere i dati sugli SMS e la cronologia delle telefonate degli utenti, per perfezionare la funzione “persone che potresti conoscere”, senza dover chiedere – come invece la funzione “privacy e sicurezza” pretendeva – l’autorizzazione degli utenti tramite un’apposita schermata di avviso. Quest’ultima, nelle versioni stabili e definitive delle app del social (comprese Messenger e i vari Lite), si tradusse in un semplice avviso illustrativo in cui si parlava di come offrire agli utenti un’esperienza migliore. 

Normale, quindi, che una trentina di associazioni americane per i diritti civili (tra cui Equality Labs, Southern Poverty Law Center, Muslim Advocates, e MoveOn.org) abbiano richiesto, in una lettera aperta indirizzata a Zuckerberg ed alla sua vice, Sandberg, accusati dal New York Times di aver screditato competitor e Soros, di dimettersi visto che, a fronte delle polemiche che hanno investito il social nell’ultimo anno, si è palesato come il sistema di business di quest’ultimo non sia affatto cambiato. 

Continua a leggere su Fidelity News